Guerra tra Lega e Fratelli d’Italia, con il presidente leghista del Copasir ed ex sottosegretario alla difesa Raffaele Volpi che non vuole cedere il posto al partito di Giorgia Meloni: «Credo sia un errore scaricare tensioni politiche su un Comitato così particolare nelle sue funzioni, che sino ad ora ha svolto un lavoro importante grazie a tutti i suoi componenti» ha scritto su Facebook.

La leader di Fratelli d’Italia, dopo ripetuti e poco velati avvertimenti, questa mattina ha deciso di scrivere una lettera aperta al Corriere della Sera dove ha ribadito che la presidenza spetta di diritto all’opposizione, di fatto a Fratelli d’Italia, unico partito ascrivibile a quest’area in tempi di larghe alleanze a sostegno di Draghi.

Il potente esponente della Lega però non è d’accordo. Volpi ha scritto ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati per chiedere come comportarsi. I due hanno risposto il 6 aprile a loro volta con una lettera, in cui hanno ricordato che per legge il Copasir andrebbe composto per metà con i membri dell’opposizione (quindi 5 parlamentari di Fratelli d’Italia) e la necessità comunque che la presidenza venga affidata per diritto all’opposizione. Una situazione che darebbe troppo potere a un unico partito. Conclusione: serve un accordo politico oppure resta tutto com’è. «Non possiamo che ribadire come, anche nella presente situazione, non sussistano i presupposti giuridici per un intervento di tipo autoritativo da parte delle Presidenze delle Camere e come pertanto allo stato attuale il Comitato possa operare nella pienezza delle sue funzioni». Per quanto riguarda il cambio di presidenza chiesto da Fratelli d’Italia «potrà dunque essere realizzato esclusivamente attraverso accordi generali tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, la cui percorribilità ci riserviamo di verificare nelle sedi opportune».

Le proposte di Volpi

E arriviamo a oggi, due giorni dopo, con la replica di Meloni che chiede un cambio di guardia al più presto. Ai toni apparentemente concilianti di Meloni verso Matteo Salvini («Caro Matteo, da giorni i nostri avversari stanno cercando di far litigare Fratelli d’Italia e Lega»), è seguito il post su Facebook del presidente del Copasir: «I presidenti hanno confermato la piena legittimità del Comitato e della sua presidenza» e la frecciatina senza neanche nominare direttamente gli alleati fuori dal perimetro della maggioranza: «Mi sarebbe facile parlare della memoria asimmetrica di alcuni partiti che quando si tratta di un loro uomo ritengono possibile interpretare la legge e quando invece si tratta di un esponente di un altro partito dimenticano le loro stesse identiche interpretazioni». Dopo queste «riflessioni», Volpi è passato a «le proposte».

O la legge o via tutti

La legge prevede che il presidente sia scelto tra più possibilità, la stessa legge «prevede che cinque su dieci componenti siano assegnati all’opposizione». Per ora però l’unico componente di Fratelli d’Italia è Adolfo Urso, questo «non consentirebbe ai membri del Copasir una scelta libera tra i componenti plurali dell’opposizione». Per questo ha proposto quello che ha definito «un patto politico e istituzionale», come fosse l’inizio di legislatura, ovvero via tutti insieme a lui: «che tutti i componenti del Comitato debbano rimettere il proprio mandato ai presidenti delle Camere, i quali, in modo informale ma chiaro e pubblico, garantiscano la ricomposizione dello stesso con cinque esponenti dell’opposizione, permettendo quindi tra essi la libera scelta del presidente». 

La seconda proposta invece è più radicale: «riguarda la Legge 124/2007, il riferimento legislativo per i servizi segreti e il Copasir». L’esigenza «di un intervento manutentivo della stessa legge» per Volpi si è già sentito. Ora «mi sembra che l’attualità dimostri l’opportunità di intervento dei dettati istituzionali, avendone tutti percepiti alcuni limiti». Quindi il Copasir, così com’è, dovrebbe decidere «di lavorare per una modifica della legge 124/2007 da proporre poi alle aule parlamentari».

Mentre il dibattito va avanti, nel frattempo si ricomincia a lavorare. Con lui alla presidenza.

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