Il Pd ci riprova. «Non ce lo siamo dimenticati, in questo paese manca ancora una legge sui crimini d’odio», dice in una sala di palazzo Madama Simona Malpezzi, la presidente dei senatori Pd. Sono scaduti da pochi giorni i sei mesi di embargo al testo del deputato Alessandro Zan, approvato dalla Camera ma bocciato dal Senato il 27 ottobre 2021 tra gli applausi delle destre, alle quali è arrivato l’“aiutino” del voto segreto. E ora il Partito democratico torna a depositare il testo contro l’omolesbobitransfobia in commissione Giustizia, nella sua versione originale.

Una brutta pagina

Per dare solennità all’annuncio è arrivato il segretario Enrico Letta. Ricorda quel giorno come «una pagina veramente brutta di questo parlamento, un applauso di scherno, umiliante, che si è ritorto contro tutti quelli che lo hanno fatto». Il Pd ha mantenuto i legami con il movimento arcobaleno e ora il segretario dice di credere alla possibilità che quella maggioranza per il no possa cambiare di segno: «Riteniamo che questo sia possibile e doveroso entro la fine di questa legislatura, sarebbe una sconfitta se chiudessimo senza l’approvazione».

Ma ha l’aria di una mission impossible. Secondo Letta «i senatori della commissione Giustizia riprenderanno il filo di un dialogo con gli altri rappresentanti delle forze politiche. Siamo stati sempre disponibili a un dialogo che per vari motivi non si è sviluppato». Proveranno ad andare «oltre le logiche di maggioranza». Ma all’opposizione del governo, la cui maggioranza è spaccata, c’è solo Fratelli d’Italia, che vede come fumo negli occhi questa legge.

La senatrice Monica Cirinnà giura che «sullo Zan faremo di tutto, nonostante ci troviamo in questa brutta e strana maggioranza. Non lasceremo indietro nessuno». Il riferimento è alla comunità trans, «la più discriminata e quella che ha più bisogno di protezione». Il testo per ora resta quello affondato: «Per noi era un testo di mediazione. Speriamo in un miracolo. Chi non l’ha votata potrebbe ripensarci».

Il Senato ci riprova

Difficile capire su cosa si fonda l’ottimismo esibito dal Pd. E la stessa unanimità con cui il gruppo dei senatori democratici ha approvato la riproposizione del testo bocciato fa pensare che quelli che hanno dubbi – qualcuno ce n’era, e qualcuna – non credono che alla fine il testo tornerà davvero all’esame dell’aula.

Per Letta giura la riproposizione dello stesso disegno di legge non è per «mettere una bandierina» – il testo gode di una grande popolarità nel mondo rainbow e fra i giovani – ma per «arrivare a una norma, avendo ben chiaro che non deve essere una legge purché sia, ma una norma in grado di raggiungere l’obiettivo principale, cioè difendere dai crimini di odio». Questo non significa non essere disponibili a qualche cambiamento, «Non ci muoviamo in una logica di sfida ma di offerta a questo senato», «faremo del nostro meglio, eventualmente con alcune modifiche, purché siano in grado di tenere tutto quello che c’è di importante nel ddl Zan».

«Ripartiamo dal testo respinto per ribadire che su questi temi il Pd non cede e non si piega a compromessi inaccettabili per la dignità delle persone, pur nella consapevolezza della difficoltà del percorso», dice Cirinnà. «Il nostro orizzonte è quello della piena eguaglianza: matrimonio per tutte e tutti, riconoscimento e tutela delle famiglie arcobaleno, superamento della legge 164/1982 sulla rettificazione anagrafica del genere. Sono battaglie identitarie per il Pd», aggiunge. Intanto arriva l’adesione ufficiale all’Onda Pride di giugno, come già ai tempi della segreteria di Nicola Zingaretti. Ma prima, a maggio, organizza tre agorà sui diritti civili, il 14 a Milano, il 21 a Palermo e il 28 a Padova, città natale di Zan, anche lui presente al Senato: «Raccoglieremo tutte le proposte, una legge contro i crimini d’odio esiste in tutta Europa tranne che in Italia, in Ungheria e in Polonia».

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