«L’idea è quella di offrire al Pd le competenze che ci sono nella società, ma anche di offrire alle fondazioni e associazioni che saranno in rete, un colloquio diretto e trasparente con i decisori politici». Nicola Zingaretti, spiega l’ambizioso progetto della Fondazione Demo, la seconda vita della Fondazione Pd.

Stamattina sarà a Bruxelles per incontrare László Andor segretario generale della Feps, Foundation for European Progressive Studies, il network delle fondazioni dei socialisti europei. I maliziosi potranno pensare che Zingaretti si stia acclimatando per il ritorno al parlamento europeo, dove, ai tempi dei Ds, è già stato capodelegazione.

Errore, forse (delle liste Pd alle europee continuano a non esserci certezza): ad Andor oggi presenterà il progetto della Fondazione Demo di cui da novembre è presidente. Demo inizia il suo percorso di accreditamento europeo. «L’obiettivo è costruire un luogo aperto, di incontro delle culture politiche», del Pd ma anche no. «Vogliamo unire intellettuali, dirigenti e militanti in un confronto permanente sui grandi temi strategici».

Vasto programma. Prima domanda, scontata: è l’ennesimo tentativo di una nuova Frattocchie, la compianta scuola di formazione quadri del Pci? Risposta: «Le Frattocchie hanno svolto una funzione nobile: aiutare la politica a capire il mondo, interpretarlo, far crescere la consapevolezza di tanti militanti nella battaglia politica. In questo senso, sì, in forme nuove, l’ambizione è simile», perché «i social spingono a giudicare e non a elaborare. E invece bisogna affrontare i problemi non per slogan ma con una riflessione collettiva. Il progetto è in costruzione, non faremo solo formazione, ma anche approfondimento».

L’idea della fondazione è entrata nello statuto Pd quando lui era segretario. L’aveva affidata a Gianni Cuperlo «che ha iniziato un lavoro che ora portiamo a compimento. Nel frattempo è cresciuta la domanda di comunità, di crescita collettiva. Che poi è l’intuizione di Elly Schlein. La risposta è già notevole. Sul sito ci sono già molti iscritti. Il logo, un sorriso, è azzeccato: sono tutti contenti».

Forum, libri e Ia

A vantaggio di chi è poco incline alle fumisterie, scorriamo il programma. Prevede quattro forum, gruppi permanenti di lavoro su altrettanti temi: «l’innovazione per tutti», con focus sulle politiche industriali (15 febbraio) e Patto di stabilità e conti pubblici (a marzo); «una società giusta», focus sul welfare universale (13 febbraio); «un paese che valorizza il suo capitale umano», e «una e indivisibile, il paese dei territori e delle bellezze». Alcuni dei nomi che introdurranno i confronti: Giuseppe Pisauro, Andrea Bianchi, Maria Luisa Gnecchi e Andrea Gnassi.

C’è il ciclo Demolibri: con l’ambizione, dice Zingaretti, «di rinsaldare un rapporto con gli intellettuali e le intellettuali italiane». In calendario ha già alcune date: a Orvieto il 9 febbraio si discute a partire dal libro L’Italia vuota di Filippo Tantillo; a Chiaravalle (Ancona) il 17 febbraio a partire dal libro L’audacia e la speranza di David Sassoli a cura di Claudio Sardo; a Bari il 19 febbraio a partire dal libro Contro la secessione dei ricchi di Gianfranco Viesti; a Milano il 26 febbraio “Per una intelligenza artificiale al servizio delle persone” a partire dal libro L’architetto e l’oracolo di Gino Roncaglia. A Bologna, l’8 marzo si parte dal libro La società esiste di Giorgia Serughetti.

Poi ci sono gli appuntamenti online di Demoweb, sul canale YouTube Demo in collaborazione con Radio Immagina, l’emittente web del Pd. Cicli di sei incontri di un’ora, un relatore e due discussant: sulle nuove povertà (in collaborazione con Fondazione Feltrinelli), sull’economia (in collaborazione con Nens), sulla storia d’Italia attraverso le date. Incontri nazionali: a Roma, il 22 febbraio a palazzo Merulana “L’Intelligenza artificiale che serve alle persone”. Il 14 marzo alla Camera “Difendiamo la pace. Per un modello europeo di sicurezza”. E il 30 maggio, all’auletta dei gruppi parlamentari “Matteotti, a 100 anni dall’ultimo discorso in parlamento” a partire dal libro Giacomo Matteotti, l’Italia migliore di Federico Fornaro.

Cercasi comitato scientifico

Tutto molto bello. Ma il partito vi ascolterà? «I segretari regionali stanno individuando la coordinatrice o il coordinatore delle attività. I circoli sono già in movimento, Riccione si è già candidata a ospitare il campus estivo della fondazione. E il ciclo Demolibri non è calato dall’alto: ogni tappa è concordata con in gruppi dirigenti locali. I parlamentari sono tutti invitati ai forum, a seconda dei temi».

E se il Pd vi ignora? «Tutti devono accettare un fatto: Demo è un luogo diverso dal Pd. È un luogo di riflessione culturale, scientifica e di formazione. Nel programma non c’è l’agenda quotidiana. E questo darà serenità alla riflessione. Io ne sarò garante, la fondazione deve essere luogo di tutte e tutti».

Epperò il cda è tutto di partito: i due capigruppo delle camere, Chiara Braga e Francesco Boccia, il capodelegazione di Bruxelles, Brando Benifei, il tesoriere Michele Fina, poi un nome indicato dalla segretaria, Marta Bonafoni, e uno dal presidente Stefano Bonaccini, Simona Malpezzi.

Le correnti sono tutte rappresentate, è un caso? «Il cda è composto per funzioni». Neanche uno dei famosi intellettuali? «Il comitato scientifico ci sarà, una ventina di componenti, ma non l’abbiamo fatto prima, a tavolino: lo costituiremo entro l’estate e sarà figlio degli incontri di questi mesi. Abbiamo incontrato sessanta fra fondazioni, circoli culturali, giovani economisti e storici. Il comitato scientifico sarà il luogo nel quale avranno un punto di riferimento».

Infine, si fa per dire, i soldi: «Per ora ci sono quelli che servono a una start up, per iniziare. Il socio fondatore, il Pd, ha messo una quota sociale. Stiamo cercando una sede a Roma. Poi, certo, ci dovremo autofinanziare».

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