Lo scontro tra governo Meloni e ong si sposta in sede giudiziaria. Il provvedimento del governo, infatti, ha previsto lo sbarco «selettivo» solo di una parte dei migranti, mentre gli altri hanno dovuto rimanere a bordo ed è stato chiesto al capitano della ong di lasciare il porto di Catania.

La ong tedesca Humanity ha fatto sapere di non avere intenzione di ripartire con a bordo i 35 migranti rifiutati, si è attivata attraverso i suoi legali per presentare un ricorso al Tar e un procedimento urgente davanti al tribunale civile di Catania.

Inoltre sono state depositate alla questura di Catania e alla commissione preposta le richieste per il riconoscimento dello status di profughi per le 35 persone ancora a bordo della nave e che le autorità italiane si rifiutano di far sbarcare.

Il comandante della nave ha detto anche che il decreto interministeriale che gli impone di lasciare il porto con i 35 migranti a bordo non ha un «termine temporale», dunque non è ancora chiara la tempistica con cui i ricorsi verranno presentati.

Il ricorso al tar

La ong presenterà un ricorso al Tar Lazio contro il decreto interministeriale del governo, che ha impedito lo sbarco 35 migranti.

Il decreto, firmato dal Viminale insieme al ministero della Difesa e a quello delle Infrastrutture, non impedisce formalmente nulla alla nave, ma si limita a concederle un’autorizzazione temporanea all’ingresso in acque nazionali solo per il periodo di tempo «necessario per le operazioni di soccorso e soccorso a persone in difficoltà e in condizioni di salute precarie». Quindi, la nave poi dovrebbe lasciare il porto italiano.

Secondo i difensori della ong, però, il decreto italiano violerebbe il diritto europeo e la convenzione di Ginevra sui rifugiati. Il diritto internazionale, infatti, prevede che il salvataggio in mare sia completo solo quando i sopravvissuti sono stati sbarcati in un luogo sicuro, «quindi è illegale consentire solo ad alcuni dei sopravvissuti di scendere», ha detto Mirka Schafer, funzionario politico di Sos Humanity.

Inoltre il respingimento delle persone soccorse fuori dalle acque territoriali violerebbe la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e il principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra sui rifugiati.

Se i giudici amministrativi troveranno fondate le tesi della ong, il decreto interministeriale verrà annullato dal Tar, sbloccando così la situazione. 

Procedimento civile

Questo, però, non basta ad attiva alcuna tutela giuridica per i 35 migranti rimasti a bordo, ma serve solo a tutelare la situazione della nave ong. Per questo, i legali della Humanity si sono attivati anche con un procedimento urgente presso il Tribunale civile di Catania.

Il ricorso, previsto dall’articolo 700 del codice di procedura civile, è un procedimento urgente e viene utilizzato per fornire tutela giuridica immediata ad una certa situazione, in attesa che questa venga poi definitivamente regolata da una sentenza.

Nel caso dei migranti, è stato spesso utilizzato anche per tutelare il diritto a presentare la domanda di  protezione internazionale, quando questa non venisse rispettata. In questo caso, i legali chiedono cono ricorso che il giudice garantisca immediatamente il diritto di coloro che richiedono protezione internazionale e permetta loro di accedere a una procedura formale di asilo a terra.

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