Questo 25 settembre a partire dalle 14 piazza del Popolo a Roma si riempie di donne. Decine di associazioni femminili e femministe, le donne di sindacati e forze politiche, dei movimenti ambientalisti, le attiviste delle case delle donne, dei centri antiviolenza e tante cittadine singole, lavoratrici, artiste, insegnanti, lavoratrici, disoccupate e precarie convergeranno in piazza a Roma, convocate da un gruppo di donne che si sono incontrate alla Casa internazionale delle donne di Roma per ragionare sulla pandemia e sulle sue conseguenze.

Hanno deciso a luglio di scendere in piazza sabato. E nel loro cammino hanno incontrato le donne afghane, la loro sofferenza e la loro lotta. Così saranno in piazza insieme, perché mentre denunciano le ingiustizie che ancora affliggono le nostre società, cercano di dare voce e solidarietà anche e quelle donne che oggi mettono a rischio la libertà e la vita per affermare il proprio diritto ad esistere.

Pandemia e cura

Le donne hanno pagato prezzi altissimi alla pandemia. Tutte le debolezze dei nostri sistemi di assistenza sociale e sanitaria, decimati dai tagli alle spese di questi ultimi decenni, tutta la fragilità del sistema scolastico, tutta l’ingiustizia delle nostre leggi sul lavoro si sono rovesciate sulle spalle delle donne, mettendo a rischio il loro reddito, le loro certezze, aggravando la loro fatica.   

Le donne hanno dovuto sostenere i figli costretti alla didattica a distanza, i loro genitori anziani rimasti soli in casa o rinchiusi nelle Rsa. Le donne hanno pagato in prima persona la chiusura di tante piccole e piccolissime imprese, la mancanza di ogni sostegno perché sono state in questi decenni costrette a lavorare precariamente o addirittura in nero. 

Le donne hanno riconosciuto nelle conseguenze del Covid il manifestarsi delle ingiustizie contro cui le donne da decenni si battono. Hanno riconosciuto nelle difficoltà della pandemia, la drammatica debolezza di una società che non ha investito sulla cura, sulla presa in carico della nostra terra, delle risorse alimentari e agricole, delle persone, ma hanno considerato tutte le risorse solo un terreno di sfruttamento e arricchimento.

In piazza per rivoluzionare

La donne non vogliono che la memoria della pandemia e delle sue conseguenze venga archiviata e dimenticata. Vogliono invece che se ne apprenda la lezione e si avvii un cambiamento vero.

Le donne vogliono una rivoluzione della cura, perché una società che non è capace di prendersi cura delle persone e della terra è una società più ingiusta, più insicura, più povera.

Le donne vedono che la società è stata abbandonata all’incuria. La pandemia l’ha resa evidente e l’ha aggravata.

Per questo scendono in piazza. Perché la pandemia ha dato ragione alle lotte e alle richieste delle donne e vogliono farsi ascoltare. Vogliono cambiare il punto di vista con cui si guarda al mondo, una società che non sfrutti, per estrarre ricchezza e arricchirsi, ma al contrario si prenda cura.

Una grande idea, quella della rivoluzione della cura, ma anche tanti obiettivi, tante richieste concrete e attuali, su lavoro e reddito, contro precariato, part time obbligatorio, lavoro povero, per un welfare dei diritti, saranno al centro della manifestazione di sabato.

Sabato comincerà un cammino, che vedrà le donne battersi e impegnarsi, per condizionare le scelte del Pnrr e delle leggi che lo accompagneranno.

Non si riuscirà più a fare i conti senza l’ostessa.

© Riproduzione riservata