quando lo scontro era produttivo

Memorie della sinistra italiana morta troppo giovane

  • In Cari agli dei, pubblicato per edizioni e/o, il critico Goffredo Fofi ricorda tanti compagni di strada scomparsi nel fiore degli anni. Un ritratto personale e doloroso della sinistra movimentista che voleva cambiare le cose «Nei primi tempi ero nonviolento e vegetariano, figurarsi le reazioni dei puri marxisti romani e padovani, che mi chiamavano il francescano dei Quaderni rossi» rievoca. 
  • Attratto dalle minoranze, interessato al contatto con il movimento operaio, Fofi si spostava da nord a sud della penisola. Difficile oggi capire, non solo per i più giovani, quanto tra gli anni Sessanta e Settanta la politica incidesse su chi voleva scrivere, fare reportage, raccontare i tanti pezzi d’Italia rimasti indietro, il Sud, le città, le nuove tendenze sociali.
  • Un modo di intendere la cultura come formazione dell’individuo prima che del gusto, e come traduzione letteraria di vite disponibili all’altro, alle diversità, allo scontro produttivo, tutto il contrario della conflittualità biliosa di oggi. Che fine ha fatto tutto questo?

Ventisei nomi di battesimo compongono l’indice dell’ultimo libro di Goffredo Fofi; ventisei vite, ventisei parabole, ventisei “cari agli Dei” perché morti giovani o giovanissimi. A ottantacinque anni, forse l’ultimo critico militante su piazza si guarda indietro per raccontare coloro che ha conosciuto lungo la sua traiettoria e che se ne sono andati troppo presto. In controluce, è quasi naturale che con Cari agli dei, edizioni e/o, Fofi scriva un bellissimo memoir in forma di epitaffi che insie

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