L’esodo dall’Ucraina è un evento fuori dall’ordinario per l’Europa. L’eccezionalità sta sia nei numeri sia nella risposta politica. Lo dimostra la scelta dell’Unione europea di attivare una direttiva che in più di vent’anni, e con tante altre crisi, era rimasta sulla carta. Stavolta la Commissione si è decisa, e proprio giovedì il Consiglio Ue dovrà dare il via libera.

Un milione fragile

Dall’inizio dell’aggressione russa, sono fuggiti oltre 874mila ucraini.

Oggi i paesi europei, e la Germania più di tutti, ospitano un milione di richiedenti asilo e rifugiati siriani. Quando nel 2015 la cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che «possiamo farcela» ad accoglierli, quella scelta, e quella crisi migratoria, hanno rappresentato un tornante nella vita politica europea.

La guerra in Ucraina ha determinato numeri paragonabili nel giro di una settimana. L’alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati stima che si possa arrivare a quattro milioni. A differenza del 2014, quando Vladimir Putin si è preso la Crimea, stavolta l’attacco riguarda un paese intero, e così l’esodo. Con una importante eccezione: agli uomini dai 18 ai 60 anni è stato chiesto dal governo ucraino di restare a combattere. Significa che in fuga ci sono donne, bambini e anziani. «Fasce estremamente vulnerabili», conferma la rappresentante per l’Italia di Unhcr, Chiara Cardoletti.

«Diversamente dalla crisi siriana, stavolta i paesi europei sono confinanti e le dimensioni dell’esodo aumenteranno». Questa crisi migratoria è a tutti gli effetti europea e «per ora la diaspora ucraina ha assorbito l’esodo». Significa che, come conferma anche il ministero dell’Interno italiano, molti ucraini in fuga trovano ospitalità da parenti e amici. L’Italia prima della guerra aveva già una comunità ucraina di 248mila persone.

La svolta europea

Sulla spinta dei conflitti in ex Jugoslavia, nel 2001 l’Unione europea ha adottato una «direttiva sulla protezione temporanea». Questo quadro giuridico, pensato per fasi di afflusso straordinario di persone in cerca di protezione, è rimasto sulla carta fino a oggi. Né la crisi siriana, né l’esodo dall’Afghanistan, e neppure le richieste provenienti dall’Italia – l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni ha provato nel 2011 a invocarne l’utilizzo per gli arrivi dalla Tunisia – hanno mai smosso Bruxelles e i governi europei. Mercoledì invece la Commissione europea ha formalizzato la scelta di attivare la direttiva, e il semaforo verde spetta questo giovedì ai ministri degli Interni: serve il consenso, a maggioranza qualificata, del Consiglio Ue.

Il Viminale sostiene l’idea, e anzi ritiene l’attivazione della direttiva un precedente importante; questo è viceversa il motivo per il quale proprio tra i paesi di Visegrad, i più toccati dall’esodo ucraino, resta qualche reticenza. Attivare la direttiva significa infatti affermare un principio di solidarietà, spiegano dal ministero dell’Interno. In concreto, chi fugge dalla guerra gode subito di una protezione temporanea – può lavorare, andare a scuola, avere assistenza medica e così via – in tutta l’Ue. Gli stati membri devono indicare la loro capacità di accoglienza, e ci si coordina di conseguenza: qui interviene il negoziato politico tra i governi. Chi arriva potrà fare domanda di asilo, ma intanto grazie alla direttiva per un anno – rinnovabile dall’Ue a blocchi di sei mesi, fino a due anni – è già «protetto».

La volontà di usare questo strumento è indicativa della scelta politica di governi e Commissione di considerare questa una crisi e una guerra europea. Altrettanto vale per il governo polacco: mentre rimangono in vigore tutte le restrizioni al diritto di asilo alla frontiera con la Bielorussia, le porte sono aperte per chi fugge dall’Ucraina. In Polonia sono arrivati 454mila ucraini, abitanti ed enti locali fanno a gara di solidarietà, le tv mettono in palinsesto programmi in ucraino per i bambini. In Italia fino a martedì sera gli arrivi erano poco più di 3mila, anche se aumenteranno: già prima della guerra, da noi la diaspora ucraina era di 248mila persone, e chi fugge sta andando principalmente da parenti e amici, confermano sia Viminale che Unhcr.

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