Volto truccato, abiti femminili e campanelli ai polsi e alle caviglie che tintinnano durante gli spettacoli di danza e canto con cui intrattengono gli ospiti del loro padrone. È questo il ritratto dei bacha bareesh, ragazzini tra gli 8 e i 18 anni sessualmente sfruttati da signori locali, uomini di fede, funzionari governativi e personale militare in Afghanistan e costretti a servire il loro bacha baz (il padrone) fino allo spuntare della prima barba.

La pratica di prendere a proprio servizio bambini e ragazzini ancora imberbi di cui poter abusare per il proprio piacere, nota come bacha bazi, è particolarmente diffusa nel paese asiatico da lungo tempo ma rischia di espandersi ulteriormente ora che i talebani sono tornati al potere. A finire nella rete dei bacha baz sono principalmente minori che vivono in una condizione di estrema povertà e privi di tutela, ceduti dalle loro stesse famiglie in cambio di denaro, rapiti o convinti con l’inganno a entrare nell’harem maschile di qualche potente locale con la promessa di una vita migliore. Una volta diventati a tutti gli effetti una proprietà del bacha baz, questi bambini imparano a cantare e ballare prima di essere esposti durante le feste quale simbolo di benessere e di ricchezza, oltre che come oggetto di intrattenimento.

Violenze psicologiche

Compito dei bacha bareesh è far divertire il proprio padrone e i suoi invitati con spettacoli di danza e canto, ma non solo. Questi bambini sono abusati e violentati ripetutamente dal loro bacha baz così come dai suoi amici, che dietro consenso del “proprietario” possono ottenere prestazioni sessuali ed essere intrattenuti secondo i loro gusti.

Il tutto nella più totale impunità, grazie alla protezione offerta agli aguzzini da un sistema corrotto e dallo stigma sociale che colpisce le vittime e le loro famiglie, costringendole a tacere per preservare il proprio onore. La condizione di schiavitù e sfruttamento a cui i bacha bareesh sono condannati dura di solito fino ai 18 anni: una volta raggiunta l’età adulta i ragazzi vengono liberati, ma alcuni di loro non hanno altra scelta che continuare sulla strada della prostituzione.

Privi di istruzione, di una famiglia e incapaci di reinserirsi in società per la vergogna e per i traumi psicologici derivanti dalla loro condizione, questi giovani hanno ben poche prospettive per il futuro e poche opportunità di emancipazione. Le violenze sessuali a cui sono stati sottoposti durante la crescita e la negazione della loro stessa identità di genere hanno un impatto particolarmente negativo sulla formazione della loro personalità, relegandoli spesso ai margini della società e incentivando l’abuso di alcol e droghe. I giovani che per anni hanno servito come bacha bareesh, secondo quanto denunciato dalla Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan (Aihrc), presentano anche disturbi post-traumatici e vivono nell’ansia che la loro condizione di schiavi sessuali venga scoperta dalla comunità di appartenenza. Nonostante ciò, in diversi casi i bacha bareesh si trasformano da vittime a carnefici, comprando a loro volta dei bambini da abusare per il proprio piacere e tramite i quali mostrare il proprio status sociale. Ma gli abusi psicologici non sono gli unici con cui questi ragazzini devono confrontarsi. Come rivelato dall’indagine condotta dall’Aihrc, i bacha bareesh sono anche soggetti a violenze fisiche che causano loro emorragie interne, protrusione di intestini, lesioni alla gola, fratture agli arti e altri tipi di abusi che in alcuni casi posso portare anche alla morte.

I carnefici

Il bacha bazi era inizialmente diffuso nel nord dell’Afghanistan tra i mujahiddin che combatterono negli anni Ottanta contro i sovietici, ma negli ultimi decenni ha trovato sempre più spazio nel paese diventando una pratica comune anche tra le forze di sicurezza addestrate dagli Stati Uniti. Ad oggi è considerato normale per ex signori della guerra, funzionari governativi, militari, capi di polizia o semplici cittadini facoltosi avere al proprio servizio dei bacha bareesh.

Solo nel periodo fra il 1996 e il 2001, sotto il regime dei Talebani, si è assistito a una diminuzione di questa pratica in quanto considerata non compatibile con la legge islamica, ma con la caduta dell’Emirato è tornata a diffondersi incontrastata in Afghanistan. Come evidenziato da un report delle Nazioni unite del 2019, l’instabilità cronica, la disuguaglianza di genere, i servizi inadeguati e le pratiche discriminatorie derivanti dall’invasione del paese e dalla guerra civile hanno contribuito all’aumento delle violenze sessuali in Afghanistan, a danno soprattutto di donne e bambini. Con lo scoppio della guerra, il bacha bazi è diventato pratica comune non solo nel nord, ma anche nelle aree a maggioranza pashtun del sud e nelle grandi città come Kabul e Kandahar, grazie anche a un vuoto legislativo colmato solo nel 2018.

A complicare la situazione ha poi contribuito la diffusione di questa usanza tra gli ufficiali di polizia afghana addestrati dai soldati statunitensi, ai quali fu proibito intervenire per proteggere i minori abusati. Come rivelato nel 2015 da un’inchiesta del New York Times, alle truppe Usa fu ordinato di ignorare questo tipo di violenze e di tollerare il bacha bazi in quanto fenomeno culturalmente accettato in Afghanistan.

In realtà, secondo i dati dall’Aihrc, la maggioranza della popolazione è contraria al bacha bazi ma denunciare questo tipo di abusi è a tutti gli effetti impossibile. Il sistema giudiziario corrotto, il coinvolgimento di personaggi politici influenti e lo stigma sociale che colpisce le vittime e le loro famiglie contribuiscono a far scendere un velo di silenzio su questa pratica. I pochi minori che in passato hanno denunciato il proprio carnefice sono stati accusati di omosessualità e condannati a pene detentive o addirittura a morte in quei villaggi in cui il potere decisionale è ancora nelle mani dei signori locali.

I rapporti tra persone dello stesso sesso sono considerati contrari alla legge islamica e puniti severamente, ma chi pratica il bacha bazi afferma di non avere rapporti omosessuali in senso stretto non essendo innamorato dei ragazzi che ha comprato. La mancanza di denunce e il silenzio generale su questa pratica hanno reso difficile stabilire l’ampiezza del fenomeno, complice anche il disinteresse della classe politica.

Il fallimento delle leggi

Schiavizzare sessualmente i minori è illegale sulla base di diverse Convenzioni internazionali firmate dal governo afghano, ma la legislazione nazionale ha affrontato solo di recente il problema. Nel 2018 il parlamento ha rivisto il codice penale e criminalizzato la pratica del bacha bazi, colpendo sia chi compra i bambini sia chi partecipa a eventi che prevedono lo sfruttamento e l’abuso dei minori. Una punizione ancora più severa è prevista per le forze dell’ordine coinvolte nel bacha bazi, che rischiano una condanna fino a quindici anni di carcere. La modifica del codice però non ha coinciso con una sua implementazione, né con un reale aumento delle tutele nei confronti dei minori e delle loro famiglie, che hanno continuano a non avere fiducia in un’istituzione statale molto spesso assente prima della sua definitiva caduta. Perché questo fenomeno venga finalmente debellato è necessario eliminare la corruzione dal sistema giudiziario e di polizia, oltre ad apportare un cambiamento sociale e culturale. La diffusione del bacha bazi deriva da una situazione di povertà e insicurezza che colpisce i minori, ma ha le sue radici anche nella segregazione di genere e nella mancanza di relazioni paritarie tra uomini e donne. Aspettarsi questo tipo di cambiamenti ora che i Talebani hanno ripreso il controllo del paese è però impossibile.

 

© Riproduzione riservata