Per la prima volta da quando i Talebani hanno preso il potere in Afghanistan un attentato ha colpito una sede diplomatica internazionale. Intorno alle ore 11 locali di ieri un attentatore ha azionato un ordigno mentre si trovava fuori dall’ambasciata russa nella capitale afghana.

Secondo il portavoce della polizia di Kabul, Khalid Zadran, nell’attacco sono morti due funzionari russi e quattro agenti, mentre una dozzina di afghani sono rimasti feriti. Secondo la Bbc, che cita un funzionario afghano, sarebbero almeno dieci le vittime.

La risposta del Cremlino

Secondo una prima ricostruzione, l’attentatore si è avvicinato nel momento in cui i due funzionari dell’ambasciata russa sono usciti dall’edificio per annunciare alla folla di afghani che aspettavano fuori i nomi di chi era riuscito a ottenere il visto per la Russia. «Voleva farsi esplodere tra la folla in fila per ottenere un visto ma è stato individuato e ucciso dalle guardie prima di arrivare al proprio obiettivo, gli spari hanno causato l’esplosione», ha detto il portavoce della polizia di Kabul.

Sembrerebbe un attacco ben studiato ma a confermarne la matrice e le dinamiche ci penseranno i servizi di sicurezza russi che insieme a quelli afghani hanno aperto un’inchiesta sull’attentato.

Il Cremlino ha annunciato un immediato rinforzo delle misure di sicurezza per il suo personale diplomatico e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha osservato un minuto di silenzio prima di iniziare l’incontro tenuto ieri a Mosca insieme al suo omologo del Tagikistan. «Due nostri compagni sono morti», ha detto Lavrov. «Speriamo che gli organizzatori e gli autori di questo atto terroristico siano puniti al più presto», ha aggiunto.

L’Emirato islamico dell’Afghanistan «condanna con la massima fermezza questo attacco», ha scritto su Twitter Abdul Qahar Balkhi, portavoce del ministero degli Affari esteri. «La nostra sicurezza ha avviato un’indagine approfondita e prenderà ulteriori misure per salvaguardare l’Ambasciata», ha aggiunto.

Destabilizzazione interna

A rivendicare l’attacco è stato lo Stato islamico, attivo in Afghanistan e Pakistan tramite l’Isis-Khorasan (Isis-K) che punta a destabilizzare il potere dei Talebani.

Come riporta il New York Times, dall’agosto del 2021 a oggi i miliziani sono stati protagonisti di oltre 260 attacchi nel paese, molti dei quali diretti contro le moschee appartenenti a due gruppi religiosi minoritari presenti nel paese: sufi e sciiti.

Ma l’attacco di ieri ha una forte valenza simbolica, dato che la Russia è uno dei pochi paesi che continua a mantenere aperto il dialogo con il governo talebano, pur non riconoscendolo formalmente.

Non è un caso se la Russia, insieme a Iran e Pakistan, è tra gli stati che ancora oggi continua a tenere aperte le proprie sedi diplomatiche in Afghanistan. A fine agosto una delegazione afghana si è recata nella capitale russa per discutere un accordo riguardo la fornitura energetica di benzina in vista del prossimo inverno.

Sul tavolo ci sono anche iniziative di cooperazione bilaterali per quanto riguarda il commercio e il settore bancario. Sono accordi e rapporti cruciali per i Talebani in cerca di sostegno internazionale ma che l’attentato di oggi rischia di mettere in discussione.

Gli altri attacchi

Nelle ultime settimane in Afghanistan si sono verificati diversi attentati che hanno l’obiettivo di destabilizzare il governo guidato dagli studenti coranici. Lo scorso 18 agosto una forte esplosione ha colpito una moschea di Kabul causando ventuno morti e oltre una trentina i feriti, tra cui un bambino di sette anni preso in cura all’interno dell’ospedale di Emergency. Quattro giorni fa, il 2 settembre, un altro attentatore si è fatto esplodere fuori una moschea a Herat. Nell’attacco sono morte almeno 18 persone – tra cui l’imam Mujib Rahman Ansari una figura religiosa molto nota tra i Talebani – mentre altre 23 sono rimaste ferite.

Secondo la missione di assistenza delle Nazioni unite in Afghanistan (Unama) dalla metà di agosto 2021 (giorno in cui i Talebani sono entrati a Kabul e hanno preso in mano il governo del paese) a giugno 2022 sono state 2.106 le vittime civili di attacchi commessi per mano di gruppi armati. Di questi, settecento sono i decessi mentre 1.406 i feriti.

A poco più di un anno dal ritiro delle truppe statunitensi e di quelle di altri paesi occidentali dall’Afghanistan il paese si trova a convivere tra la morsa dei Talebani, la crisi economica e climatica, e la violenza del terrorismo.

 

© Riproduzione riservata