I capi di stato e di governo dei sette paesi più industrializzati si sono riuniti a Schloss Elmau, vicino a Garmisch, in Baviera, per una tre giorni di colloqui a cui seguirà un vertice della Nato a Madrid.

Il G7, il più importante da anni, potrebbe decidere un tetto al prezzo del petrolio russo e un divieto all’import dell’oro da Mosca. La Russia è il secondo produttore al mondo di oro, con un 10 per cento del totale che viene estratto ogni anno.

Secondo l’amministrazione americana l’oro è la seconda voce, dopo l’energia, delle esportazioni russe. Nel 2020 l’export di Mosca ha rappresentato il 5 per cento di quello globale.

Il 90 per cento della produzione russa è stata destinata ai paesi del G7, soprattutto al Regno Unito. «Le esportazioni russe di oro hanno avuto un valore di 12,6 miliardi di sterline (15,45 miliardi di dollari) lo scorso anno e i russi facoltosi hanno acquistato lingotti per ridurre l'impatto finanziario delle sanzioni occidentali», ha dichiarato il governo britannico.

Petrolio e gas

Ma l’obiettivo principale del presidente americano, Joe Biden, giunto indebolito al vertice dopo la sentenza della Corte suprema che ha abolito il diritto federale all’aborto e con sondaggi in calo in vista delle elezioni di Midterm, è la richiesta di porre un tetto al prezzo del greggio russo, mentre Mario Draghi punta sul price cap al gas, che è esattamente il punto su cui si sono già scontrati i due leader a Washington nel corso della visita del premier italiano alla Casa Bianca.

Il gas è una questione europea (tedesca e italiana soprattutto), mentre il prezzo del petrolio è una questione globale, ma gli Usa hanno molta più forza persuasiva di Bruxelles.

Washington avrebbe interesse a un tetto sul petrolio per frenare l’inflazione, ma il tema andrà di pari passo a quello del prezzo del gas, ha spiegato una fonte europea nel primo giorno del vertice.

«Mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia ha un obiettivo geopolitico oltre che economico e sociale. Dobbiamo ridurre i nostri finanziamenti alla Russia. E dobbiamo eliminare una delle principali cause dell'inflazione», ha detto Draghi nel corso della prima sessione di lavoro del G7.

«Nella situazione attuale ci sono delle esigenze a breve termine che richiederanno investimenti ampi nelle infrastrutture per il gas per i paesi in via di sviluppo. Dovremo assicurarci che possano essere poi convertite all'uso dell'idrogeno, un modo per conciliare le esigenze a breve con quelle a lungo termine», ha detto, aggiungendo che «dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008». 

Nel bilaterale fra Scholz e Biden si è parlato della questione energetica: gli americani spingono per aumentare la pressione su Mosca anche su questo fronte, proprio mentre in Europa si teme che Putin possa decidere di tagliare del tutto le forniture di gas per ritorsione.

Fonti europee riferiscono che i leader Ue stanno valutando la proposta americana sul price cap al petrolio, ma senza «un grande entusiasmo per riaprire il sesto pacchetto di sanzioni», quello che colpisce appunto il petrolio russo.

Il vertice di Elmau arriva a pochi giorni dalla decisione tedesca di far scattare il piano di emergenza sul gas, a causa della drastica riduzione delle forniture da Mosca. Il Fmi prevede un Pil russo in calo dell’8,5 per cento l’anno prossimo ma il rublo è ai massimi degli ultimi sette anni.

Sanzioni al petrolio russo

Intanto le importazioni cinesi di petrolio russo sono raddoppiate in quattro mesi da 0,6 a 1,2 milioni di barili al giorno. Da quando è iniziata l’invasione, i paesi Ue hanno pagato a Mosca 33 miliardi di dollari per il petrolio.

L’India è diventata un nuovo cliente del greggio russo. Quindi Bruxelles nel penultimo Consiglio ha deciso il bando, che però entrerà in vigore a dicembre, e con alcune esclusioni come l’Ungheria.

Gli Usa invece, vogliono che i profitti petroliferi della Russia vengano ridotti subito, senza però bandire del tutto il suo greggio dal mercato, perché questo farebbe aumentare i prezzi.

Ed ecco spiegato perché Biden, con una operazione a tenaglia, andrà in Arabia Saudita, massimo produttore mondiale dell’oro nero per convincere Mohammed Bin Salman ad aumentare la produzione dell’Opec. Sul gas, invece gli Usa (con prezzi di produzione a 20 dollari megawattora) non spingono più di tanto perché come Paesi Bassi e Norvegia sono produttori felici.

Così Washington punta a un tetto del petrolio e per costringere il Cremlino ad accettare la riduzione del prezzo sul greggio, sui paesi come l'India e la Cina che stanno sostituendo gli europei, si manifesterebbero l’uso delle sanzioni indirette e il blocco delle assicurazioni marittime.

Chi rispetterà il tetto dribblerà le sanzioni occidentali e potrà assicurare le sue petroliere; chi invece lo rifiuterà perderà l’accesso alle polizze. Ci riusciranno o spaccheranno il mondo in due sfere di influenza?

Isolare Russia e Cina

Il cancelliere socialdemocratico Scholz vuole evitare una divisione del mondo, ed impedire che Cina e Russia possano diventare punti di riferimento per decine di nazioni in Africa, Asia e Sud America, che non hanno condannato Mosca e criticano le sanzioni occidentali.

Per questo Scholz ha invitato al vertice anche i leader di cinque Paesi non allineati: il Senegal che guida l’Unione africana, l’Indonesia che presiede il G20 e ha invitato Putin al prossimo vertice di Bali, l’Argentina che conduce la Comunità dei paesi latinoamericani e caraibici, l’India e il Sudafrica che con Cina, Russia e Brasile sono membri dei Brics.

Basterà il bastone delle sanzioni indirette e del blocco delle assicurazioni marittime a convincere i paesi non allineati a isolare Mosca? Tutto questo mentre la Russia è a poche ore dal suo primo default estero in un secolo, con il rublo ai massimi da sette anni.

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