A confermare la telefonata è stato il viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, che ha detto di essere sollevato «per la prima telefonata» dopo 181 giorni di detenzione nelle carceri venezuelane e ringraziando «Nicolas Maduro per l’interessamento»
L’operatore umanitario detenuto in Venezuela Alberto Trentini ha parlato per la prima volta con la famiglia. Ha raccontato di essere in buone condizioni e di ricevere le cure mediche di cui ha bisogno. È il primo contatto tra il cooperante e i familiari dopo 181 giorni di prigionia nel carcere di El Rodeo I, nello Stato di Miranda, periferia di Caracas, a circa 30 chilometri della capitale, in una località chiamata Guatire.
A confermare la telefonata, il viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, dichiarando di essere sollevato «per la prima telefonata di Alberto Trentini ai suoi familiari dopo 181 giorni di detenzione nelle carceri venezuelane».
Per Cirielli si tratta di un passo in avanti «frutto di un lungo lavoro di mediazione diplomatica. Ringrazio nuovamente Nicolas Maduro per l’interessamento e auspico che si possa giungere a una rapida scarcerazione del connazionale».
La notizia arriva a pochi giorni dalla liberazione di un altro cittadino italo-venezuelano, Alfredo Schiavo, recluso nelle prigioni venezuelane da cinque anni. Mentre la liberazione di Schiavo è stata mediata dalla Comunità di Sant’Egidio, per il rilascio di Trentini la diplomazia e il governo italiano stanno trattando con il governo di Nicolas Maduro.
Il mancato riconoscimento da parte dell’Italia del regime di Maduro ha reso tesi i rapporti tra i due paesi. Il rilascio di Schiavo ha mostrato una distensione delle relazioni tra i due governi, culminata nella dichiarazione di Cirielli che lo scorso 6 maggio per la prima volta ha ringraziato in modo esplicito il governo di «Nicolas Maduro per il suo personale intervento in una vicenda che ha coinvolto anche la Comunità di Sant’Egidio con il suo prezioso lavoro di mediazione», auspicando «che un simile risultato sia rapidamente raggiunto anche nel caso del connazionale Alberto Trentini e degli altri italiani che si trovano in una situazione analoga».
«A nome del governo italiano» Cirielli ha espresso «soddisfazione per l’avvenuta liberazione» e «apprezzamento per l’eccellente gioco di squadra che ha portato alla sua scarcerazione».
La storia di Trentini
Il cooperante veneziano di 46 anni è arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 per coordinare le attività della Ong “Humanity&Inclusion” ed è stato arrestato il 15 novembre, poi il silenzio. Per 115 giorni non si sono avute sue notizie, fino a quando la famiglia ha rotto il silenzio e lanciato un appello al governo italiano, con una nota diffusa dall’avvocata Alessandra Ballerini.
I genitori nella nota chiedevano all’esecutivo «di porre in essere tutti gli sforzi diplomatici possibili e necessari, aprendo un dialogo costruttivo con le istituzioni venezuelane, per riportare a casa Alberto e garantirne l'incolumità». Era il 14 gennaio e da pochi giorni era stata liberata e riportata in Italia dall’Iran la giornalista Cecilia Sala.
L’ong di Trentini nel paese si occupa di portare aiuti umanitari alle persone in situazioni di povertà, esclusione, conflitto e disastri. Il cooperante è stato fermato durante una missione da Caracas a Guasdalito, e in base a fonti locali sarebbe stato arrestato insieme all’autista dell’ong. Ancora oggi non sono conosciute le accuse a suo carico da parte del Venezuela di Maduro.
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