- Alexander Stubb dirige la School of Transnational Governance dell’Eui. In Finlandia ha ricoperto incarichi di governo; è stato vicepresidente della Banca europea degli investimenti. «L’adesione alla Nato è stata decisa il 24 febbraio». Gli scambi tra l’ambasciata Usa e Jori Arvonen suggeriscono però che la strada fosse tracciata più di un decennio fa. «Arvonen era il mio consigliere diplomatico. Bisogna risalire al 2008, e alla guerra in Georgia. Fui coinvolto nella mediazione per la pace. La gloria è andata poi a Sarkozy, ma il cessate il fuoco è stato scritto sul mio laptop».
- In questa intervista Stubb dialoga sull’adesione del suo paese alla Nato e sui suoi suoi effetti. Discute anche di «guerra prolungata», di spese militari europee («devono aumentare»), della ricostruzione dell’Ucraina e di chi dovrebbe finanziarla. E poi “la war fatigue” («Bisogna aspettarsi una riduzione del welfare») e le regole fiscali europee da rivedere, come pure i piani per l’allargamento Ue.
- «La mia idea di confederazione somiglia più a quella di Letta che di Macron», ma la volontà politica basterà? «La riforma dei trattati richiederà anche referendum e non ce la faremmo. Una nuova confederazione necessita perciò di un suo trattato fondativo, anche solo una dichiarazione: serve un “momentum” per l’allargamento».
Alexander Stubb dirige la School of Transnational Governance dell’istituto universitario europeo. In Finlandia tra il 2008 e il 2016 ha ricoperto incarichi di governo, come primo ministro, ministro delle Finanze e degli Esteri. Eurodeputato e poi membro del parlamento finlandese, tra il 2017 e il 2020 è stato anche vicepresidente della Banca europea degli investimenti. Il parlamento finlandese ha dato il via libera alla richiesta di adesione alla Nato. Qual è l’impatto di questa scelta sulla



