Svolta inattesa nel caso Almasri. Karim Khan, procuratore della Corte penale internazionale, ha chiesto ufficialmente al procuratore generale della Libia, Siddiq Al Sour, di procedere all’arresto di Osama Najim Almasri e autorizzare il suo trasferimento all’Aia per consentirne il giudizio.

Il 19 gennaio 2025 era stato arrestato a Torino su mandato proprio della Cpi, che lo accusa di crimini di guerra e contro l'umanità. Ma il 21 gennaio, la Corte d'appello di Roma lo aveva rilasciato per un vizio procedurale permettendo la sua fuga in Libia.

La richiesta

La richiesta del procuratore internazionale è avvenuta nel corso della sua relazione semestrale al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite sulla situazione in Libia. Khan ha denunciato le gravi violazioni dei diritti umani commesse nei centri di detenzione in Libia, definiti una vera e propria «scatola nera della sofferenza» sul Mediterraneo.

Durante il suo intervento, il procuratore ha poi dichiarato che la Corte dispone di testimonianze e prove documentali raccolte da fonti eterogenee, tra cui testimonianze della società civile e contenuti provenienti dai social media, che attestano le condizioni disumane in cui versano migliaia di detenuti.

In particolare, il procuratore ha puntato il dito contro le strutture di detenzione controllate da milizie armate, attive sia nella Libia occidentale che in quella orientale, dove sarebbero praticate torture sistematiche, detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate.

Secondo Khan, l’attenzione della Corte si concentra su diversi comandanti di milizia sospettati di essere direttamente coinvolti in questi crimini.

Il procuratore ha inoltre riferito che sono in corso iniziative concrete per colpire economicamente i responsabili, attraverso il sequestro dei beni e il congelamento dei fondi detenuti all’estero. Tali misure, ha precisato, si inseriscono in una strategia più ampia volta a garantire giustizia alle vittime e a porre fine all'impunità diffusa nel paese nordafricano.

La vicenda

Lo scorso 19 gennaio il generale libico Almasri, su cui pendeva un mandato d’arresto della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, è stato arrestato a Torino - dove era arrivato il giorno prima dalla Germania con un'auto presa a noleggio su mandato della Corte dell’Aja.

Due giorni dopo la Corte d'Appello di Roma non ha convalidato l’arresto a causa di un cavillo giuridico che il ministro della Giustizia Carlo Nordio, avvisato sin da subito dell’arresto, poteva sanare. Un vizio di forma che, pertanto, è rimasto: lo stesso giorno del rilascio Almasri viene ricondotto in Libia sul volo gestito dai servizi segreti. Sul caso indaga anche la Corte penale internazionale.

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