Da oltre ventiquattro ore la giornalista francese di Disclose, Ariane Lavrilleux, si trova in carcere. La polizia ha fatto irruzione in casa sua a Marsiglia nella mattina del 19 settembre. È accusata da parte della direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) di aver divulgato documenti classificati riguardo la vendita di armi da parte della Francia a paesi esteri.

«Per quasi 10 ore ha dovuto affrontare, da sola, la violazione della sua privacy e la perquisizione completa della sua abitazione – non ha avuto accesso neanche all’avvocato fino alle 15.30», scrivono i suoi colleghi di Disclose sul loro sito.

Nel pomeriggio la giornalista è riuscita a parlare con il suo avvocato ed è stata successivamente portata in questura a Marsiglia dove è stata interrogata. In serata è tornata di nuovo in cella e questa mattina sono ricominciati gli interrogatori.

Secondo i giornalisti di Disclose, i servizi di intelligence interni francesi stanno cercando di capire quali siano le fonti che hanno consegnato alla giornalista Ariane Lavrilleux i documenti classificati che hanno dato vita all’inchiesta Egypt Papers. Un chiaro tentativo di limitare la libertà di stampa di una giornalista che negli ultimi anni ha portato avanti inchieste che hanno fatto luce sugli affari economici dell’industria militare francese.

L’inchiesta incriminata

Il lavoro ha rivelato le operazioni militari segrete portate avanti dalla Francia in accordo con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. L’obiettivo della missione era quello di contrastare il terrorismo e il contrabbando lungo il confine ovest egiziano con la Libia.

I documenti divulgati online raccontano di missioni militari, bombardamenti, vendita di strumenti di spionaggio di massa e armi, e chiamano in causa l’operato dell’Eliseo durante i mandati di François Hollande ed Emmanuel Macron. Secondo l’inchiesta, alcune delle armi vendute sarebbero state utilizzate per colpire i civili e non soltanto per portare avanti azioni di contrasto.

Il lavoro, pubblicato nel novembre del 2021, ha suscitato reazioni di sdegno da parte della sinistra francese che ha chiesto all’epoca l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare. Da parte dell’Eliseo, invece, non è stato rilasciato alcun commento.

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