Lo hanno chiamato il dossier del terrore. È l’inchiesta pubblicata dal sito francese Disclose che ha rivelato le operazioni militari segrete portate avanti dalla Francia in accordo con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi con lo scopo di contrastare il terrorismo che ha causato migliaia di vittime civili. Dal 22 novembre il sito continua a pubblicare nuove parti degli “Egypt papers”, l’ultima puntata riguarda la vendita di armi.

Operazione Sirli

I documenti riservati divulgati online dai giornalisti francesi raccontano missioni militari, bombardamenti, vendita di strumenti di spionaggio di massa e armi, e chiamano in causa a livello etico e legale l’operato dell’Eliseo retto prima da François Hollande e poi da Emmanuel Macron.

La prima puntata dell’inchiesta ha reso nota la missione segreta Sirli iniziata nel dicembre del 2016 pochi giorni dopo l’omicidio al Cairo del ricercatore italiano Giulio Regeni. Una missione che nasce con l’obiettivo ufficiale di arginare la deriva jihadista proveniente dalla Libia, ma nella pratica ha finito per colpire invece i contrabbandieri attivi al confine tra i due paesi nordafricani. Della missione ne era sicuramente informato anche il generale libico Khalifa Haftar, capo indiscusso della Cirenaica regione della Libia confinante con l’Egitto.

Sono 19 i bombardamenti accertati commessi dall’aviazione egiziana, con l’intelligence fornita dai francesi, che hanno provocato un numero imprecisato di vittime civili.

La missione militare si divideva in due fasi. La prima è quella di monitoraggio: un aereo con a bordo due piloti e due analisti francesi partiva da una base militare di Mars Matrouh e si occupava di captare le comunicazioni e i movimenti via terra lungo il confine libico. Un agente egiziano presente anche lui a bordo insieme ai colleghi francesi ascoltava invece le intercettazioni e riferiva ai suoi colleghi.

Il materiale ottenuto veniva poi inviato alla Difesa egiziana che mandava in volo un aereo militare dotato di due missili per colpire gli obiettivi. «La presenza di una aereo militare è la prova che l’aviazione egiziana usa le notizie di intelligence condivise con finalità repressive contro trafficanti locali», si legge in un documento della Difesa. Una prova inconfutabile che i militari francesi hanno informato i loro superiori sui dubbi dell’operazione in corso. «La presidenza francese era costantemente informata dei crimini», scrivono i giornalisti di Disclose. Accuse rivolte soprattutto al presidente Emmannuel Macron che nel maggio del 2017 è subentrato a Francois Hollande.

Sorveglianza speciale e vendita di armi

Gli altri capitoli dell’inchiesta si focalizzano invece sui sistemi di spionaggio e sulle armi vendute all’Egitto con un’attenzione verso il ruolo di Jean-Yves Le Drian, ministro della Difesa durante il mandato di Hollande poi diventato ministro agli Affari esteri con Macron.

Secondo l’inchiesta, Le Drian era riuscito a creare un rapporto diplomatico intimo con i suoi omologhi egiziani con l’obiettivo di far fruttare l’industria bellica francese. Dal 2014 al 2021 l’Egitto ha ordinato equipaggiamento militare per un valore complessivo di circa 12 miliardi di euro. Come anche confermato da Amnesty International dal 2013 al 2017 la Francia è stata il principale esportatore di armi verso l’Egitto, superando anche gli Stati Uniti.

Le commesse prevedono la vendita di navi da guerra, aerei da combattimento e veicoli blindati. Armi potenti e tecnologiche vendute a uno stato in cui erano e sono tutt’ora in corso palesi violazioni dei diritti umani.

Di questo ne erano consapevoli anche i francesi. In un documento segreto si legge: «Il dipartimento degli Affari esteri e dello sviluppo internazionale aveva avvertito che l’equipaggiamento militare poteva potenzialmente essere usato per la repressione interna».

Ma non è tutto. Un altro capitolo dell’inchiesta rivela anche il nome di tre aziende francesi che hanno venduto all’Egitto un sistema di sorveglianza e spionaggio che sarebbe stato utilizzato per tracciare dissidenti, attivisti, giornalisti e chiunque critichi l’operato di al Sisi.

Da quando il generale egiziano è salito al potere nel 2013 sono circa 60mila i prigionieri politici finiti tra le mani dell’apparato repressivo egiziano.

Le tre società francesi sono Ercom-Suneris, Nexa Technologies e Dassault Systèmes. Ognuna di queste ha fornito strumenti di spionaggio diversi tra loro in grado di localizzare le posizioni degli utenti, conoscere i loro dati personali, captare comunicazioni telefoniche e i messaggi.

Secondo Disclose la società Nexa, una delle fornitrici degli strumenti di spionaggio, è stata iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Parigi lo scorso 21 ottobre per «complicità negli atti di tortura e nelle sparizioni forzate in Egitto tra il 2014 e il 2021».

Le reazioni dall’Eliseo

Lo scorso 7 dicembre 2020 in una serata di gala all’Eliseo, al Sisi è stato insignito della Legion d’Onore, la più alta onorificenza conferita dallo Stato francese. Un gesto che suggella un’amicizia profonda tra i due capi di stato ma che è stata ampiamente criticata da parte dell’opinione pubblica francese, ben consapevole delle violazioni dei diritti umani che accadono in Egitto.

A quasi un anno di distanza, Disclose pubblica un’inchiesta che mette in discussione il mandato elettorale di Macron e pone pesanti interrogstivi sul rispetto dei diritti umani da parte del governo francese. Sul contenuto del materiale pubblicato, il presidente francese non ha rilasciato alcun commenta. L’opposizione e la sinistra radicale hanno chiesto la creazione di una commissione parlamentare per indagare sui fatti, mentre la ministra delle Forze armate francesi, Florence Parly, ha ordinato un’inchiesta interna al suo dicastero.

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