Il primo messaggio di pace dallo spazio lo lanciò nel 1957 il russo Jurij Gagarin, primo uomo nello spazio. «La Terra è bellissima da quassù, non ci sono confini», disse. L’ultimo messaggio è stato lanciato ancora una volta da astronauti russi che il 19 marzo sono partiti da Baikonur su un razzo russo Soyuz, diretto alla Stazione spaziale internazionale (Iss), vestiti con una tuta che riprendeva i colori della bandiera ucraina: giallo e blu. Alla partenza erano stati fotografati con la solita tuta bianca e blu, che sono i colori della bandiera russa, ma forse durante il viaggio se la sono cambiata.

L’agenzia spaziale russa ha smentito qualunque legame con la bandiera ucraina: «La tuta ha i colori della Bauman Moscow State Technical University, dove i tre cosmonauti si sono laureati», ha detto la Roscosmos. All’arrivo i tre cosmonauti hanno abbracciato i colleghi della stazione spaziale: due russi, quattro americani e un tedesco. Lo stesso razzo riporterà a terra un russo e un americano.

Le minacce russe

Foto AP

Il 12 marzo Dmitry Olegovich Rogozin, il capo dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, aveva affermato che le sanzioni contro la Russia avrebbero provocato l’interruzione del servizio delle navicelle russe che riforniscono la stazione spaziale, interessando anche il segmento russo della stazione che serve, tra le altre cose, a correggere l’orbita della struttura spaziale. Di conseguenza ciò potrebbe causare l’ammaraggio o l’atterraggio della stazione spaziale.

Minacce solo verbali perché pochi giorni dopo i russi hanno provveduto a correggere l’orbita della stazione come previsto da tempo. In ogni caso è noto che la Iss può solo rallentare la caduta perenne verso la terra che diventerà definitiva solo “a comando” e  al termine del suo ciclo vitale previsto per il 2030, con un tuffo nella zona Nemo, la più remota dell’oceano Pacifico, già cimitero di altri veicoli spaziali.

Sulla stazione spaziale sono stati investiti oltre cento miliardi di dollari da Stati Uniti, Russia, Agenzia spaziale europea, Canada e Giappone e sono in atto collaborazioni con le agenzie spaziali di mezzo mondo per cui le minacce di Rogozin non avranno certo alcun effetto.

Il mondo della scienza

Nel frattempo il Cern di Ginevra, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, ha condannato l’invasione militare dell’Ucraina (che è uno stato membro associato) e sospeso lo status di osservatore della Russia, annunciando che non intraprenderà nuove collaborazioni con la Federazione e le sue istituzioni fino a nuovo avviso.

Tuttavia, i quasi mille scienziati russi che lavorano al Cern continueranno la loro attività, come la continueranno altri scienziati russi legati al Cern residenti in Russia o in altre parti del mondo.

Nessun condizionamento

Valentina Petrova

Come si vede il mondo dello spazio e quello della scienza, pur condannando l’invasione dell’Ucraina, continuano le loro attività come prima, affermando così che la scienza non deve essere condizionata dalla politica.

Lo stesso dovrebbe avvenire per il mondo dell’arte, dello sport o della conoscenza in genere. È sbagliato sospendere un evento musicale, teatrale, letterario, solo perché gli attori di questi eventi sono russi. Si può arrivare al paradosso di non insegnare più la lingua russa o proibire l’esecuzione di musica russa.

La Russia ha una storia culturale importantissima per il genere umano che non può essere dimenticata. Anche nei momenti peggiori dello stalinismo ci sono stati artisti e letterati come Dmitri Shostakovich e Boris Pasternak che hanno espresso il loro dissenso attraverso la musica o la narrativa.

Persone come queste sono quelle che anche oggi possono aiutare a correggere lo storture della politica, attraverso la fratellanza che esiste  tra i rappresentanti del mondo della scienza, dell’arte, della cultura e dello sport, rappresentanti non solo russi ma di tutto il mondo. Per questo è stato un errore escludere gli atleti russi dalle manifestazioni sportive di questi giorni.

Come prima reazione possono essere giuste le sanzioni economiche verso la Russia ma poi bisogna comunque mantenere un rapporto con gli attuali vertici russi, e forse soprattutto con il popolo russo che dovrebbe essere informato sugli errori di una certa politica imperialista, perché in un futuro che speriamo non lontano al posto di Vladimir Putin potrebbe esserci un altro Michail Gorbaciov e le nostre azioni di oggi non devono compromettere le relazioni future con la Russia che resta uno dei maggiori paesi legato al resto del mondo da mille interrelazioni dalle quali non si può più prescindere.

© Riproduzione riservata