Il freno al debito è in Costituzione, vero, ma si può fare un’eccezione. In grandissima sintesi, la linea che il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha proposto ieri al Bundestag è questa. O meglio la non-linea che gli hanno rimproverato gli oppositori, che si aspettavano parole chiare dopo che da un giorno all’altro la corte costituzionale aveva deciso di tagliare 60 miliardi a disposizione di Scholz perché il tribunale ha determinato che non era legale il loro impiego per la transizione energetica, invece che per il Covid, ragione per cui erano stati stanziati originariamente. 

Il ruolo della corte costituzionale

Un fulmine a ciel sereno, che costringe il governo semaforo a riaprire il bilancio 2023, ma soprattutto quello per il 2024, per cui Christian Lindner prevedeva di rimettere in sesto il freno al debito inserito di recente in costituzione. Adesso il ministro delle Finanze è dovuto tornare sui suoi passi e ammettere che anche quest’anno il vincolo andrà sospeso. Motivazione: una «nuova realtà», secondo la formulazione del cancelliere. Un’ammissione difficile per Lindner, il Falco più estremo del governo, che ha disperatamente bisogno di successi in Europa o in patria. Anche a Bruxelles per il momento le discussioni sul patto di stabilità sono in salita dal suo punto di vista, ma il ministro delle Finanze sperava di poter raggiungere una vittoria almeno sul fronte interno, mettendo un punto alla politica di spesa praticata dal suo governo negli ultimi anni. Ora, anche su quel versante dovrà mandar giù un grosso rospo. 

Ma la questione è spinosa anche per il cancelliere: Scholz si è mostrato sicuro di sé ai limiti dell’arroganza, non mettendo neanche per un attimo in discussione l’operato del suo governo. E, soprattutto, promettendo che i tre punti fermi del suo mandato non saranno toccati neanche dalla revisione del bilancio per l’anno prossimo che a questo punto si rende necessaria. Insomma, sostegno all’Ucraina, transizione verde e sostegno sociale («You’ll never walk alone», si è autocitato il cancelliere) non saranno messi in discussione. 

Manca la soluzione

Non è ancora chiaro da dove arriveranno a questo punto i soldi per far quadrare i conti – né a cosa sia davvero utile un freno al debito che negli ultimi anni è stato quasi più volte sospeso che applicato – ma Scholz ha bisogno di mostrare che ha un piano, coerente con il volto che ha mostrato al paese negli ultimi anni. E allora pazienza se la ridiscussione del budget porterà a sforare il termine di fine anno, il messaggio che il cancelliere aveva necessità di far passare martedì è che il cambio di programma non avrà impatto sulla vita dei cittadini. È vero, verranno meno le tutele sui prezzi di gas ed elettricità, ma Scholz promette che il governo è pronto a intervenire se dovessero tornare a salire in maniera incontrollata: il resto dei soldi, però, è tutto da trovare.

In un contesto tutto sommato positivo, in cui tutti e tre i partiti sanno che dovranno rivedere le proprie ambizioni per la legge di bilancio ma nel complesso c’è la certezza che l’impasse sarà superato, c’è però attesa per come Scholz gestirà la situazione: mentre lo Spiegel racconta «il tracollo di un secchione», il consiglio più inaspettato arriva dall’Handelsblatt, che suggerisce al cancelliere di prendere ad esempio un suo predecessore socialdemocratico, Gerhard Schröder, e decidere una volta per tutte le sue priorità. Schröder, al fianco del quale Scholz è cresciuto politicamente, è sempre stato accusato di far parte del partito sbagliato per le sue politiche neoliberiste: la speranza del giornale è che anche il suo allievo decida di mettere a tacere le richieste in termini di politiche sociali dei suoi alleati. Difficile che Scholz dia seguito, ma il cancelliere dovrà trovare un difficile equilibrio tra il rischio di seminare ulteriore zizzania in una coalizione già in difficoltà e la necessità di tenere a galla l’economia in un periodo tutt’altro che positivo. 

Intanto, però, inizia a farsi largo soprattutto tra Verdi e Spd la convinzione che il freno al debito nei fatti è inutile e sarebbe dunque ora di eliminarlo. Peccato che per la modifica costituzionale ci sia bisogno di una maggioranza dei due terzi, per cui sarebbe necessaria anche la collaborazione dei liberali della Fdp. Uno scenario di fatto impossibile, che lascia Scholz e i suoi successori in balia di un contesto finanziario e regolatorio aleatorio. A cui però, a questo punto, anche la cancelleria tedesca ha deciso di rispondere con la stessa aleatorietà. Difficile però, con una riscoperta tolleranza nei confronti dei conti nazionali, mostrarsi rigidi all’estero con i partner europei. 

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