Nell’ennesimo round negoziale tra Israele e Stati Uniti, il presidente Joe Biden ha inviato il diplomatico Amos Hochstein per cercare di raffreddare la temperatura della crisi ed evitare l’estensione del conflitto nella regione dopo l’attacco a Beirut, in cui è stato ucciso il numero due di Hamas Saleh al Arouri, e la doppia l’esplosione a Kerman in Iran che ha provocato 84 vittime ed è stata rivendicata dall’Isis.

Hochstein è stato il gran negoziatore della disputa marittima fra Israele e Libano e si è dimostrato un pragmatico intermediario per gli scambi energetici tra Israele e Turchia, un alleato Nato ma con posizioni molto critiche verso Washington sulla crisi a Gaza.

Hochstein cercherà di aprire colloqui, mediati dagli Stati Uniti, per allentare le tensioni sul confine tra Israele e Libano. Il primo obiettivo dei negoziati è impedire che gli scontri tra Israele e Hezbollah si trasformino in una guerra totale, ma sul tavolo delle trattative ci sono anche soluzioni a lungo termine, hanno detto al NYT dei funzionari americani.

Sullo sfondo di questa frenetica attività diplomatica americana c’è da registrare una sorta di “ribellione” esplosa all’interno dello staff della campagna elettorale di Biden sulla posizione tenuta dall’inquilino della Casa Bianca su Gaza.

I suoi esperti preoccupati dal calo dei consensi tra i giovani e le minoranze chiedono al presidente Biden di lavorare con maggiore solerzia per il cessate il fuoco. Ma il presidente ha preferito mandare Amos Hochstein, un diplomatico in buoni rapporti con Bibi Netanyahu, fatto che non farà che rinfocolare le perplessità e le polemiche all’interno dello staff presidenziale.

In pista anche Blinken

A rinforzare i tentativi diplomatici di tenere circoscritto il conflitto è partito anche il segretario di Stato americano Antony Blinken per un nuovo viaggio nel Medio Oriente in crisi, che includerà anche Israele. Il capo della diplomazia americana inizia così la sua quinta visita ufficiale nello Stato ebraico dall’inizio della guerra il 7 ottobre, e la quarta nella regione.

Anche il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan e il ministro della Difesa Lloyd Austin, e soprattutto lo stesso presidente Usa Joe Biden, sono già stati in Medio Oriente all’inizio di questi tre mesi di guerra. Con questa ennesima missione di Blinken, l’obiettivo degli Stati Uniti è quello di mantenere la pressione sul governo di Benjamin Netanyahu, evitare che i partiti di destra prevalgano nella colazione, e cercare di mantenere buone relazioni con i partner del mondo arabo, tutti schierati contro Israele.

L’uccisione del numero due di Hamas, Arouri, a Beirut è stato un ulteriore segnale del fatto che la guerra, iniziata quasi tre mesi fa, potrebbe diffondersi ben oltre Gaza, coinvolgendo la Cisgiordania occupata da Israele, le forze Hezbollah al confine tra Libano e Israele e le rotte marittime del mar Rosso. Un’eventualità che Washington, già impegnato a sostenere l’Ucraina, vuole evitare a tutti i costi.

Arouri, 57 anni, che viveva a Beirut, è stato il primo leader politico di Hamas a essere assassinato fuori dai territori palestinesi da quando Israele ha iniziato la sua offensiva a Gaza. Da quando è iniziata la guerra di Gaza, Hezbollah è stato coinvolto in scambi quasi quotidiani di bombardamenti con Israele attraverso il confine meridionale del Libano evitando però il conflitto diretto.

Per ora il bilancio degli scontri conta più di 120 combattenti Hezbollah e una ventina di civili sono stati uccisi in territorio libanese, così come almeno nove soldati israeliani in Israele. Il leader di Hezbollah, Nasrallah, è rimasto prudente e si è limitato a dire che non ci sarebbe “nessun limite” nella lotta di Hezbollah se Israele dovesse lanciare una guerra totale contro il Libano.

Il numero due di Hamas Arouri era nel novero dei leader di Hamas più vicini all’Iran, e per questo fungeva da raccordo con Hezbollah. Quindi, negli equilibri interni alla formazione islamica, questo comporterebbe un rafforzamento dell’ala legata al Qatar, il negoziatore principale nella vicenda della liberazione degli ostaggi insieme all’Egitto del presidente appena rieletto al Sisi.

Attacco Usa in Iraq

Un ufficiale militare e un altro membro dell’Hashd al Shaabi, che raggruppa fazioni armate vicine all’Iran, sono stati uccisi a Baghdad in un «attacco di droni» attribuito agli Stati Uniti, ha annunciato questa organizzazione irachena. «Il vice comandante delle operazioni per Baghdad, Mushtaq Talib al Saidi, è caduto come martire in un attacco americano», ha dichiarato il movimento al Nujaba, una di queste fazioni filoiraniane e antiamericane, in un comunicato.

L’attacco, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, ha ucciso «due membri (di Hashd al Shaabi) e ne ha feriti altri sette». Gli Usa non hanno commentato, ma da tempo hanno chiarito che non tollereranno più atti ostili contro le loro truppe schierate in Medio Oriente.

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