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Per affrontare sul serio il cambiamento necessario determinato dalla crisi climatica anche sul futuro dei sistemi agricoli e alimentari dobbiamo porci l’obiettivo di una svolta reale sul versante della scienza e delle nuove frontiere applicate della ricerca, a partire da quella in campo vegetale.

L’aumento delle temperature e degli eventi calamitosi estremi come le siccità stanno impattando ovunque sulla produttività delle colture e interi territori rischiano di cambiare volto senza strategie di mitigazione e adattamento. Le biotecnologie possono aiutare a migliorare la produttività, la sostenibilità e le qualità agroalimentari e possono essere utilizzate per la caratterizzazione, conservazione e utilizzo di risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, come il miglioramento genetico di piante e animali per migliorarne i rendimenti ma anche per potenziare le diagnosi di malattie e per sviluppare vaccini.

La ricerca ha notevolmente aumentato la capacità di sequenziamento di Dna e Rna, riducendo i costi e il tempo necessario. Presi insieme, la genomica e la bioinformatica stanno aumentando l’efficienza della caratterizzazione del germoplasma e lo sviluppo del miglioramento genetico attraverso tecniche come la selezione assistita da marcatori (Mas), la selezione ricorrente assistita da marcatori e, più recentemente, la riproduzione assistita dalla genomica.

Il lato tecnico

Gli approcci più recenti riescono a lavorare su particolari geni o specifiche parti del genoma. Tecniche di gene-editing come il Crispr/Cas 9 hanno fornito uno strumento importante, poiché essendo estremamente precise potrebbero produrre ceppi migliorati ma non transgenici. Per questo Crispr/Cas9 può essere utilizzato come strumento avanzato di miglioramento delle piante. Facilita il miglioramento delle colture effettuando "tagli" in una posizione specifica nel genoma.

A differenza dei vecchi Ogm, quindi, il sistema lavora con le caratteristiche autoctone della pianta e non introduce nuovi geni. Una grande novità di cui tenere conto. Le tecniche tradizionali di miglioramento genetico delle piante sono state utilizzate per migliaia di anni dagli agricoltori, identificando, selezionando e incrociando le piante per migliorarne le caratteristiche.

L’editing genetico di ultima generazione offre due vantaggi chiave: velocità e precisione. Vi sono diversi esempi importanti di come questa tecnologia possa contribuire alla sicurezza alimentare. Un esempio consiste nella possibilità di sviluppare nuove varietà di colture in grado di avere una durata di conservazione più lunga, oppure varietà con una produttività e una resa maggiore sulla stessa quantità di terreno.

Nel 2016 ad esempio il Dipartimento per l’Agricoltura americano ha stabilito che i funghi lavorati con Crispr-Cas9 per ritardarne lo scurimento (quindi prolungandone la durata) non sono Ogm e possono essere commercializzati senza i processi regolatori per i prodotti transgenici. Lo stesso accade per una tipologia di mais (waxy mais) trattato per avere una resa maggiore a parità di condizioni. L’uso di tratti di genoma modificati con tecnologia Crispr può aiutare a rendere le colture più resistenti alle minacce atmosferiche come la siccità, le alluvioni, il caldo o le gelate oltre che alle malattie.

Pur non rappresentando una soluzione a tutti i problemi legati ai sistemi agro-alimentari, le biotecnologie costituiscono quindi certamente uno strumento decisivo per superare alcune delle sfide. Tuttavia, spesso l’applicazione riuscita di una data biotecnologia dipende moltissimo dalla presenza di fattori abilitanti.

Questioni come i diritti di proprietà intellettuale, l’accesso equo a questi strumenti soprattutto a vantaggio delle popolazioni più vulnerabili, una corretta informazione e la consapevolezza che innovazione e tradizione non sono approcci che si contrastano, bensì che si rafforzano, sono elementi essenziali per scelte pubbliche adeguate. Ad oggi, il dibattito pubblico su questo fronte è ancora molto aperto e controverso.

Stati Uniti e Cina sono sicuramente più aperti a sperimentazioni ed applicazioni in questo campo, mentre in Europa la discussione ha ripreso slancio dopo la pubblicazione di un rapporto della Commissione nell’aprile 2021. Non sarà facile trovare una posizione condivisa ma è necessario farlo al più presto. Anche i recenti fatti geopolitici – che hanno riproposto la centralità della sicurezza alimentare globale – dovrebbero spronare a un deciso passo avanti nella consapevolezza che la lotta alla fame e ai cambiamenti climatici passa molto da questa traiettoria.

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