Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, è un diplomatico di lungo corso e sa cogliere il momento giusto per dire la cosa giusta. Durante il suo intervento alla sessione speciale, nella gremita sala congressi centrale del World Economic Forum a Davos, Blinken ha detto che piange le scene «strazianti» provenienti da Gaza e che serve un «percorso verso uno stato palestinese» perché, senza questo, Israele «non otterrà una vera sicurezza», riconoscendo che questo «richiede decisioni molto difficili e impegnative» insieme a «una mentalità aperta a quella prospettiva».

Sicurezza in cambio di una soluzione con due stati. Ma questo non è bastato ad Hamas che, in un messaggio diffuso su Telegram, ha confermato a distanza, e a nome del leader dell'organizzazione all’estero Khaled Meshal, che rifiuta «la soluzione dei due stati».

Il ruolo americano

Il segretario di Stato ha proseguito affermando che Washington ha sentito, nella sua «shuttle diplomacy» degli ultimi tre mesi, che praticamente tutti i paesi del medio oriente vogliono che gli Stati Uniti siano al tavolo delle discussioni su come porre fine alla guerra di Israele contro i militanti di Hamas. «C’è un premio più grande che mai in una partnership con gli Stati Uniti», ha detto Blinken. Invitando implicitamente i presenti, tra cui molti leader del “sud globale”, a non ascoltare le sirene cinesi o russe sotto forma di etichette come i Brics.

Gli Stati Uniti, secondo indiscrezioni raccolte dal Financial Times, starebbero spingendo attraverso i suoi inviati speciali per un accordo tra Israele e Hezbollah per evitare l’escalation mentre la finestra diplomatica si restringe.

Quello che oggi fa la differenza, secondo il capo della diplomazia Usa, è proprio la mentalità dei leader del mondo arabo e musulmano riguardo all’integrazione di Israele nella regione. C’è «una feroce urgenza dell’adesso» perché «siamo nel mezzo di quella che è una tragedia umana sia per gli israeliani sia per i palestinesi».

Gli israeliani dovranno fare una scelta sulla loro leadership e direzione, ha proseguito Blinken, sottolineando che spetta a loro decidere se il paese «coglierà l’opportunità che crediamo sia lì» in quello che ritiene «un punto di svolta» per il medio oriente che richiede decisioni difficili.

A pochi metri dalla sala centrale dove parlava Blinken, il capo del Fondo palestinese di investimento stava già prefigurando il futuro. «Saranno necessari almeno 15 miliardi di dollari per ricostruire le case a Gaza», ha detto nel corso di un panel Mohammed Mustafa, alla guida del Palestine Investment Fund, sottolineando a Davos l’entità della devastazione causata dall'offensiva israeliana.

La voce dell’Iran

Presente a Davos anche il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, che ha spiegato le ragioni del raid condotto dalle forze della Repubblica islamica in territorio pakistano: «I nostri missili e droni volevano colpire il gruppo terroristico Jaish-al-Adl, che è basato al confine tra Iran e Pakistan».

Intervistato poi dall’emittente americana Cnbc, Amir-Abdollahian ha invitato «gli Stati Uniti e il presidente Biden» a non «legare il loro destino a quello di Netanyahu, ormai arrivato in fondo al tunnel».

«La cooperazione su vasta scala di Biden e della Casa Bianca con criminali come Netanyahu in Israele è la causa dell'insicurezza nella regione – ha aggiunto – il presidente Usa dovrebbe mettere subito fine al suo sostegno al genocidio dei palestinesi».

Guterres non ha mai parlato con Netanyahu

In oltre tre mesi di guerra il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres non è mai riuscito a parlare con il premier israeliano. A rivelarlo è stato lo stesso segretario generale a Davos, parlando con Al Jazeera, la tv del Qatar. «L’ho chiamato diverse volte ma non mi ha mai richiamato», ha detto. Il portavoce Stephane Dujarric nelle ultime ore ha definito la relazione Onu-Israele «complessa e impegnativa», ma ha assicurato che l’organizzazione internazionale continua a dialogare con i funzionari israeliani per facilitare le operazioni di aiuto umanitario a Gaza.

Cameron in sintonia con Blinken

La relazione speciale che lega Londra a Washington si è fatta sentire a Davos. Il segretario di Stato Blinken ha incontrato il ministro degli Esteri britannico David Cameron a margine del World Economic Forum a Davos. '«Il Regno Unito e gli Stati Uniti si schierano in difesa della libertà e della democrazia. La difesa dell'Ucraina e il progresso verso la stabilità a lungo termine in medio oriente sono entrambi in cima alla nostra agenda'», ha scritto Cameron in un tweet.

I due paesi hanno colpito insieme le infrastrutture belliche degli houthi che impediscono la navigazione nel Mar Rosso, via vitale di collegamento per l’Italia e l’Europa. Libertà di navigazione garantita per ora, grazie all’ombrello della “pax americana”, Donald Trump permettendo.

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