Nel Palazzo di vetro di New York sono in corso i lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, in seduta straordinaria per discutere della guerra in Ucraina. Nel pomeriggio di ieri, tarda notte in Italia, è iniziata la sessione dedicata al piano di pace presentato dall’Ucraina e dai suoi alleati e basato sulle richieste del presidente Volodymyr Zelensky.

Non ci saranno conseguenze concrete e vincolanti se l’Assemblea dovesse approvare il piano, ma i diplomatici ucraini e degli alleati sperano che il voto mostri un allargamento del fronte dei paesi che sostengono l’Ucraina rispetto alle passate votazioni. 

C’è, però, il rischio concreto che i tempi lunghi dell’Assemblea impediscano al mondo di votare sulla risoluzione. Infatti, le delegazioni di più di settanta paesi hanno chiesto e ottenuto di essere inserite nella “speaker’s list” per esprimere la propria posizione sulla guerra e sul piano di pace. Se non si dovesse arrivare a una votazione entro domani, tutto il procedimento rischia di saltare.

Il problema deriva dall’articolo 12 della Carta delle Nazioni unite, secondo cui l’Assemblea generale non può occuparsi contemporaneamente al Consiglio di una stessa materia, salvo quest’ultimo lo richieda. E nell’agenda di venerdì dell’organo con poteri vincolanti dell’Onu c’è proprio la bozza di risoluzione in questione. 

Qualora i tempi si prolungassero effettivamente fino a domani, la Russia potrebbe presentare una mozione procedurale e bloccare i lavori dell’Assemblea impedendone il voto. Un tale scenario significherebbe il fallimento degli sforzi occidentali tesi a spingere il resto del mondo a schierarsi sulla guerra. 

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