Con strette di mano e sorrisi si è concluso ieri l’incontro tra il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, e il presidente russo Vladimir Putin.

Dopo il tour europeo che ha visto Wang Yi passare per Francia, Italia, Monaco e Ungheria, l’emissario di Xi Jinping è arrivato a Mosca con l’obiettivo sia di rafforzare le relazioni bilaterali con il Cremlino sia di presentare un «documento di posizionamento» elaborato da Pechino a un anno esatto dall’inizio del conflitto.

«Le relazioni tra la Russia e la Cina non sono dirette contro paesi terzi, ma non cedono nemmeno alle pressioni di questi ultimi», ha detto Wang Yi rassicurando il leader del Cremlino. La collaborazione tra i due governi prosegue senza intoppi e Pechino ha anche ottenuto il sostegno russo al suo approccio repressivo nei confronti di Taiwan, Hong Kong, Xinjiang e Tibet. «Stiamo raggiungendo nuove pietre miliari», ha detto con soddisfazione Putin.

Su un punto, però, Pechino sembra inamovibile: non invierà alcun tipo di armi alla Russia, nonostante le richieste di Mosca. A spiegarlo è il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov rispondendo ai giornalisti: «Lo hanno decisamente negato e non c’è niente da aggiungere».

Il piano cinese

Non è ancora stato pubblicato ufficialmente ma la stampa internazionale ha già anticipato alcuni punti del piano a cui sta lavorando Pechino. L’ambasciatore Onu Zhang Jun – attento al peso delle parole – lo ha definito un testo di «posizionamento», anziché di pace, rispettando l’approccio neutrale cinese.

Il documento è diviso in una decina di punti. Il primo prevede il rispetto dei principi dell’integrità territoriale e della sovranità, a cui segue la richiesta di garanzie di sicurezza per entrambe le parti. Inoltre, la Cina chiede anche il cessate il fuoco e lo stop alle forniture di armi che la Nato garantisce a Kiev per la difesa del suo territorio.

Il piano prevede anche garanzie che non ci siano attacchi nucleari o con armi chimiche oltre alla messa in sicurezza delle centrali ucraine per evitare un’escalation nel conflitto. Per mesi il direttore dell’Aiea ha chiesto ai due eserciti di creare un cordone di sicurezza intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, finita più volte al centro del fuoco incrociato. Un «approccio equilibrato», quello cinese, che è stato apprezzato ieri dal ministero degli Esteri russo.

La reazione occidentale

Il piano, però, al momento non convince gli alleati della Nato dato che non menziona, tra le altre cose, una condanna esplicita all’invasione russa. I paesi occidentali sostengono il documento di dieci punti presentato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky al G20 di Bali, testo che per ora è considerato irricevibile da parte di Mosca.

Gli alleati criticano anche il linguaggio diplomatico “neutro” utilizzato da Pechino e non è chiaro neanche come i cinesi vogliano risolvere il punto più delicato della trattativa: ovvero lo status dei territori della Crimea e del Donbass (le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk). Al momento il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba ha detto che vuole vedere il testo formale e completo prima di dare un parere e presto conosceremo anche quello del Cremlino.

Intanto, secondo il Wall Street Journal il presidente Xi Jinping ha in programma una visita a Mosca nei prossimi mesi.

I paesi occidentali continuano a lavorare alla proposta di dieci punti di Zelensky. Un testo che oltre a chiedere il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina, prevede anche il perseguimento dei crimini di guerra commessi dai russi e il rispetto dell’integrità territoriale ucraina. Il programma è considerato irricevibile da parte di Mosca che a quasi un anno di distanza dall’invasione si appresta a conquistare nelle prossime ore la città di Bakhmut, importante ma non decisivo avamposto nel Donbass.

La risoluzione Onu

Intanto, a New York i diplomatici dei paesi membri delle Nazioni unite stanno lavorando a una risoluzione di pace dallo scorso 9 febbraio. Il voto è stato previsto nella tarda serata di ieri dopo una riunione straordinaria dell’Assemblea generale Onu. In caso di approvazione non ha parere vincolante ma un certo peso politico che gli ucraini possono rivendicare qualora vengano ripristinati i negoziati di pace.

Una bozza della proposta della risoluzione è stata diffusa a inizio febbraio dall’Associated press e ricalca in parte il programma di Zelensky. Il documento, oltre a chiedere un cessate il fuoco e al ritiro delle truppe russe, non riconosce i territori annessi o acquisiti con la minaccia o l’uso della forza da parte di Mosca, come quelli di Kherson, Lugansk, Donetsk e Zaporizizhia, annessi in maniera forzata e unilaterale dalla Federazione russa dopo i referendum farsa di settembre.

Resta da capire che posizione assumeranno paesi come la Cina e l’India in sede Onu per l’eventuale implementazione della risoluzione. Al momento Putin è tutt’altro che isolato a livello diplomatico dai due giganti asiatici. Ieri la presidenza indiana ha detto che non ha intenzione di discutere di ulteriori sanzioni alla Russia durante il G20 che si terrà in India. «Le attuali sanzioni contro la Russia hanno avuto un impatto negativo sul mondo», hanno fatto sapere.

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