Inaccettabile per un paese come la Cina essere sotto il mirino del mondo. Dopo le sanzioni a funzionari cinesi da parte del Regno Unito e di altri paesi, in relazione alle violazioni dei diritti umani nella regione dello Xinjiang, a danno di uiguri e altre minoranze musulmane, Pechino non rimane a guardare e sanziona a sua volta. Ha annunciato, infatti, sanzioni nei confronti di nove persone e quattro organizzazioni inglesi, tra cui il deputato Iain Duncan Smith e la commissione diritti umani del partito conservatore. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying che ha affermato che la mossa del blocco occidentale si è basata su «nient'altro che bugie e disinformazione, viola in modo flagrante il diritto internazionale e le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali, interferisce gravemente negli affari interni della Cina e mina gravemente le relazioni Cina-Regno Unito», accusando, inoltre, Stati Uniti e nazioni alleate, nonché i media occidentali, dicendo che hanno collaborato per sovvertire l'unità e lo sviluppo della Cina. 

L'ambasciatore del Regno Unito in Cina è stato convocato per una protesta formale, ha precisato il ministero. Le sanzioni di Pechino prevedono il divieto di entrare in territorio cinese ed effettuare transazioni economiche con cittadini e istituzioni cinesi.

Le sanzioni contro i funzionari cinesi sullo Xinjiang fanno parte di un complotto per destabilizzare la regione e non riflettono alcuna reale preoccupazione per i diritti dei musulmani, ha detto Hua, aggiungendo che la risposta di Pechino si è resa necessaria per «difendere gli interessi e la dignità della Cina». «Per un lungo periodo di tempo, gli Stati Uniti, il Regno Unito e altri si sono sentiti liberi di dire quello che vogliono senza permettere agli altri di fare lo stesso», ha detto, «quei giorni sono finiti e l'Occidente dovrà abituarsi».

L'ira cinese su più fronti

La rabbia di Pechino non si è scagliata solo contro i governi occidentali, ma anche sul mono della moda.  

«Per le imprese che toccano la linea di fondo del nostro paese, la risposta è molto chiara: non comprare!». è questo l'appello fatto ieri dall'emittente televisiva di Stato, Cctv, la quale ha invitato i cittadini a boicottare il colosso del fast fashion svedese H&M. L'azienda, infatti, ha annunciato due giorni fa di non avere più intenzione di comprare il cotone dalla regione dallo Xinjiag, accusando la Cina di sottoporre le minoranze al «lavoro forzato». 

Nel frattempo, Pechino ha iniziato a puntare il dito contro altri marchi di abbigliamento e calzature stranieri, come Nike. L’attore cinese Wang Yibo, ambasciatore del marchio, infatti, ha deciso di tagliare i ponti con il brand sportivo, dopo che l'azienda ha assunto posizioni analoghe a quella svedese. 

 

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