Al momento sono almeno 38 le persone che hanno perso la vita a causa dell’incendio divampato ieri pomeriggio, 21 novembre, introno alle 16.30 (ora locale) in una fabbrica chimica ad Anyang, nella provincia centrale cinese dello Henan. A questo si aggiungano altre due persone rimaste ferite e, da quanto si apprende, non in pericolo di vita. Le fiamme sono state domate intorno alle 20 (ora locale) e completamente estinte intorno alla mezzanotte, grazie alla mobilitazione di 240 vigili del fuoco e 63 veicoli. Stando ai risultati delle indagini preliminari, l'incendio sarebbe stato innescato da operazioni di saldatura realizzate in violazione delle adeguate misure di sicurezza.

Le indagini

Secondo le prime indagini, che hanno portato anche all’arresto di alcune persone, l’incendio sarebbe divampato a causa di scintille provocate da lavori di saldatura. In particolare, secondo le autorità citate dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, uno o più saldatori hanno operato in violazione delle norme di sicurezza e le scintille avrebbero incendiato del tessuto in cotone presente nell’edificio.

La Cina ha una lunga storia di incidenti sul lavoro causati dalla negligenza degli operai in tema di sicurezza. Questo sistema è alimentato dalla crescente concorrenza e favorito dalla corruzione tra i funzionari. L’Henan, una provincia densamente popolata ed economicamente molto vitale, nel corso dell’ultimo periodo si sono verificati una serie di incidenti mortali che hanno portato all’arresto di funzionari locali.

Il governo centrale ha promesso misure più severe da quando, nel 2015, una massiccia esplosione avvenuta in un deposito chimico nella città portuale settentrionale di Tianjin nella quale sono morte 173 persone, la maggior parte dei quali vigili del fuoco e agenti di polizia. In quel caso si è scoperto che le sostanze chimiche erano registrate e e c’erano falsificazioni nei registri di magazzino. 

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