L’Europa, e Parigi anzitutto, tenta due missioni ad alto rischio di fallimento: stabilizzare la Libia e non perdere del tutto il protagonismo nell’area. All’Eliseo si è tenuta la conferenza di pace sul tema. «Per la prima volta è copresieduta dalle autorità libiche», sottolinea Emmanuel Macron. «Ringrazio Angela Merkel e Mario Draghi, anche loro qui a copresiedere con me: è il segno di una volontà europea perfettamente allineata». Ma come, non ci sono stati attriti sulla Libia tra Parigi e Roma?, è tra le prime domande che arrivano ai premier a fine vertice. Un riaccostamento c’è stato, risponde il premier italiano, «anche in virtù dei nostri rapporti personali».

Perché la Francia

Il presidente francese Macron non ha esitato, già da tempo, a etichettare come «errore» l’intervento militare del suo paese in Libia dieci anni fa. Ma non basta pentirsi di una guerra per fare la pace, e infatti Parigi più volte ha tentato invano: nell’estate del 2017 proprio in Francia è stato concordato un cessate il fuoco, mentre si disegnavano scenari elettorali. La conferenza di La Celle-saint-cloud era riuscita nell’arduo compito di tenere nello stesso consesso al Serraj e Haftar. Ma si rivelò un buco nell’acqua. L’anno seguente pure, gli sforzi diplomatici francesi non impedirono il caos a Tripoli. Poi ci sono state Palermo, Berlino… La sequela di tentativi vani promossi dai governi europei si abbina al ruolo svolto invece nel paese da Russia e Turchia.

La Libia e i mercenari

Nonostante più di un anno fa sia stato siglato un cessate il fuoco, in Libia sono ancora di stanza sia i mercenari di Putin, cioè le milizie private del gruppo Wagner assoldate da Mosca, sia migliaia di soldati turchi o filoturchi. La road map prevedeva invece che venissero smobilitati. «Il cessate il fuoco non significa in sé la pace e il piano di ritiro dei mercenari stranieri che era già stato delineato deve pure essere applicato», ha precisato ieri Macron, indicando il punto come una delle priorità del vertice. Nella conferenza stampa conclusiva ha anche indicato un primo obiettivo raggiunto: «Trecento mercenari si preparano a lasciare». Lo stesso Draghi si espresso sul fatto che «il ritiro di alcuni mercenari stranieri prima delle elezioni aiuterebbe a rafforzare la fiducia tra le parti».

Il paese al voto

Le elezioni: è proprio sul voto imminente che si concentra Parigi, ed è anche in previsione di questo appuntamento che ha organizzato il vertice. Tra gli obiettivi c’è quello di garantire una cornice più o meno stabile per le venture elezioni. Il 24 dicembre la Libia vota per scegliere il suo presidente e il suo parlamento. «Importante che si tengano entrambe le elezioni, e che siano accettate», ha detto ieri Draghi. «Il paese si trova a una svolta e non bisogna minimizzare le difficoltà», cosa che Macron ha comunicato all’uscita dal consesso. «I candidati si preparano al primo turno e la comunità internazionale in questo vertice ha dato pieno sostegno al calendario elettorale e all’intero processo, che dev’essere inclusivo».

Il ruolo dell’Italia

«L’Italia si è adoperata molto per la presenza di entrambe» le autorità libiche, sia il presidente del Consiglio presidenziale che il premier, dice Draghi: «Questa è anche la dimostrazione che i due sono pronti a lavorare insieme». L’ex banchiere rileva l’importanza di «consolidare la banca centrale» libica. Sul fronte migratorio, e sul rispetto dei diritti umani, risponde sostanzialmente che sia l’Ue che l’Italia devono pagare di più. «Gli sbarchi continui sull’Italia rendono la situazione insostenibile, dobbiamo investire più in Libia per creare condizione più umane, l’Ue deve trovare un accordo e noi stessi dobbiamo spendere di più».

Assenti e presenti

A proposito di diritti umani si fa notare la presenza di al Sisi, al quale del resto Macron a fine 2020 conferì la legion d’onore. Ci sono anche le assenze di peso: co-presieduta da Francia, Italia, Germania e Libia assieme all’Onu, la conferenza vede tra gli invitati Niger e Ciad perché confinanti, e inoltre i membri del formato di Berlino. La Turchia però ha disertato l’evento, nonostante sia tra i paesi ancora sul campo, militarmente parlando. Per Mosca non si è presentato Putin, ma il ministro degli Esteri. Stati Uniti presenti, il che è degno di nota soprattutto per i francesi. La presenza di Kamala Harris, a Parigi in visita ufficiale già da mercoledì, è un segno ulteriore di distensione tra la Casa Bianca e l’Eliseo dopo la crisi dei sottomarini australiani. Già a Roma, durante il G20, Joe Biden aveva fatto ammenda e parlato della gestione «maldestra» di quell’episodio; ora alla sua vice spetta il lavoro più dettagliato di ricucitura.

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