Annunciato inizialmente come un golpe anomalo destinato a rientrare in breve tempo, il colpo di stato in Niger è ormai abbondantemente entrato nella quarta settimana dal suo inizio e le preoccupazioni internazionali aumentano. Il Niger, tra i pochi stati a godere di relativa stabilità nell’area saheliana fino al 26 luglio, ha un'importanza strategica per molti paesi. Stati Uniti, Cina, Francia ed Europa lo considerano un partner privilegiato anche a causa delle sue risorse di uranio e petrolio e del suo ruolo di centro di raccolta delle forze straniere che combattono i gruppi armati nella regione.

La Russia, tra i paesi che hanno interessi in tutta quell’area, ha mantenuto un profilo basso: lo ha subito condannato per bocca del presidente Vladimir Putin ma si è poi ricavata un angolo di osservazione da remoto, senza entrare in modo deciso nel dibattito. Negli ultimi giorni Mosca è sembrata volersi riaffacciare su Niamey e l’occasione le è stata offerta dal capo della giunta militare del Mali, Assimi Goita. L’ufficiale ha chiamato al telefono il presidente Putin e i due hanno discusso di modalità e tempi di possibili soluzioni alla crisi. Putin «ha sottolineato l'importanza di una risoluzione pacifica della situazione per un Sahel più stabile», ha dichiarato Goita sulla piattaforma X, mentre il comunicato del Cremlino recita: «Le parti si sono concentrate sull'attuale situazione nella regione del Sahara-Sahel e hanno sottolineato, in particolare, l'importanza di risolvere la situazione nella Repubblica del Niger esclusivamente con mezzi politici e diplomatici pacifici». Il contatto tra golpisti maliani, in ottimi rapporti con Mosca e con la milizia Wagner che vanta presenze nel paese, rimette in gioco la Russia nella partita nigerina e solleva più di qualche allarme tra Le cancellerie occidentali che temono un inserimento in un’area fin qui poco caratterizzata da influenze russe.

La posizione di Mosca è in linea con quella di vari stati dell’area che si oppongono a un possibile intervento militare dell’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale), paventato come immediato all’indomani del golpe e fin qui rimandato. L’Ecowas, nel frattempo, è da giovedì 17 agosto riunita per due giorni in Ghana proprio per decidere se allestire una risposta militare o puntare su altre forme di pressione. La riunione è stata convocata dopo che la settimana scorsa i leader del blocco hanno approvato il dispiegamento di una «stand-by force per ripristinare l'ordine costituzionale». L’opzione militare sembrerebbe fin qui osteggiata anche dalle popolazioni del Niger e degli stati che fanno parte dell’Ecowas che temono un’ulteriore destabilizzazione dell’area, dispendio di energie e uomini e morti. La giunta golpista, nel frattempo, comincia ad agire come se avesse una propria legittimità. Ali Mahaman Lamine Zeine, il civile nominato primo ministro dall’esercito, ha effettuato nella giornata del 15 agosto una visita al vicino Ciad. In una dichiarazione rilasciata dopo l'incontro con il presidente ciadiano Mahamat Idriss Deby, Zeine ha affermato di aver portato un messaggio di «buon vicinato e buona fraternità».

Tra i principali timori che la situazione desta, c’è quello di un ritorno di fiamma dei gruppi jihadisti fin qui tenuti lontani dal Niger grazie anche alle alleanze militari che il presidente Bazoum aveva stabilito con varie forze occidentali. La revoca da parte dei golpisti nigerini di una serie di accordi militari con la Francia e la possibile inazione sul fronte del terrorismo in questa fase complessa, potrebbe portare a incursioni di fondamentalisti islamici sempre pronti ad approfittare di vuoti di potere.

È di qualche giorno fa la notizia della morte di almeno 17 soldati nigerini e 20 feriti, a seguito di un attacco di sospetti jihadisti al confine tra Niger e Mali. Critica la situazione del presidente Bazoum tuttora detenuto assieme alla moglie e il figlio. I golpisti, dopo aver dichiarato di essere aperti a una soluzione diplomatica, hanno poi fatto sapere di aver raccolto prove sufficienti per perseguire Bazoum per «alto tradimento e per aver minato la sicurezza interna ed esterna».
 

© Riproduzione riservata