Una corte sudcoreana ha stabilito che lo stato dovrà pagare una riparazione di guerra di circa 24mila dollari ad una donna vietnamita, Nguyen Thi Thanh, per i crimini di guerra commessi dalle truppe sudcoreane durante la guerra in Vietnam.

I fatti risalgono al 1968, quando un contingente della seconda brigata di marine coreani uccise 70 civili nella provincia di Quang Nam. Nel corso del massacro, una bambina di 8 anni, appunto Nguyen, fu colpita alla pancia da un proiettile e perse gran parte della propria famiglia. 

A 55 anni dal compimento di questo crimine di guerra, finalmente ha ottenuto “giustizia” con il riconoscimento della responsabilità statale e il pagamento dell’indennità alla donna ormai 63enne. 

La corte di Seul ha rigettato l’argomentazione della difesa secondo cui il massacro poteva essere «giustificato dalla particolare natura della guerra in Vietnam». Il riferimento, invero capzioso, è alla definizione di “guerriglia” o “guerra asimmetrica” attribuita alla modalità di conduzione della guerra da parte dei nordvietnamiti, inferiori per mezzi a sud e alleati, in cui la popolazione civile, soprattutto rurale, era un importante pilastro dello sforzo bellico. 

Nonostante i coreani fossero il secondo contingente straniero nel paese, con ben 320mila uomini, Seul non ha mai investigato il coinvolgimento delle proprie truppe nei crimini di guerra commessi nel paese tra il 1964 e il 1973. 

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