«La domanda di accoglienza – ha detto il ministro degli Esteri italiano - aumenterà e dovremo mettere in campo una risposta comune con l’Unione europea, inoltre le Ong devono poter essere presenti in Afghanistan». Quindi «ben venga il G7 convocato da Johnson però ricordiamoci che il G20 alla presidenza italiana ha al tavolo attori come Russia, Cina e India»
Fino a oggi, ha detto il ministro Luigi Di Maio, sono stati raggiunti «1600 civili evacuati dall’Afghanistan, puntiamo a trasferirne 2500». Ne ha parlato intervenendo al Meeting di Rimini organizzato da Comunione e liberazione. È passata una settimana da quando i talebani sono entrati a Kabul, adesso si dicono pronti a instaurare un nuovo governo: «La domanda di accoglienza aumenterà e dovremo mettere in campo una risposta comune con l’unione europea, inoltre le Ong devono poter essere presenti in Afghanistan».
L’allerta è alta: «Non deve diventare un paradiso per le organizzazioni terroristiche. Sarà fondamentale, in tal senso, che la comunità internazionale eserciti anche un'azione rafforzata di contrasto ai traffici di droga e per l'eliminazione della produzione di oppio in Afghanistan».
Russia e Cina, ha detto, saranno «attori imprescindibili in questo scenario». Martedì ci sarà il G7 che vede la partecipazione di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America: «Ben venga il G7 convocato da Johnson però ricordiamoci che il G20 alla presidenza italiana ha al tavolo attori come Russia, Cina e India».
Quindi «ben venga il G7 convocato da Johnson però ricordiamoci che il G20 alla presidenza italiana ha al tavolo attori come Russia, Cina e India».
Collasso inatteso
Anche Di Maio, come altri leader nei giorni scorsi, ha detto che il collasso non era atteso: «Nonostante venti anni di presenza e investimento nel Paese da parte di una vasta coalizione internazionale, dalle Nazioni Unite alla Nato e Unione europea, il collasso repentino del governo afghano e delle sue istituzioni, che è sfuggito alle capacità di previsione della comunità internazionale, ci pone di fronte ad uno scenario drammatico. Un dramma rispetto al quale dovremo interrogarci, per capire gli errori commessi dall’Occidente e dall’intera comunità internazionale».
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