- Attivisti, giornalisti, oppositori politici e disertori dell’esercito russo rappresentano la maggioranza di coloro che dall’inizio della guerra in Ucraina stanno lasciando la Russia.
- Il flusso dei dissidenti si concentra tra Europa e Asia centrale, ma l’assenza di una politica europea comune di accoglienza, le restrizioni in vigore e le difficoltà economiche rendono la fuga difficile.
- Organizzazioni non governative e comunità nate su iniziativa degli oppositori di Putin che sono riusciti a stabilirsi all’estero sono diventate tra i principali luoghi di rifugio per i dissidenti. L’articolo fa parte del nuovo numero di Scenari: “La piazza e il regime”, in edicola e in digitale da venerdì 16 dicembre.
Con l’inizio della guerra in Ucraina, per attivisti e oppositori politici di Putin abbandonare la Russia per sfuggire alla repressione è diventato più complicato. A cavallo tra Europa e Asia centrale, organizzazioni non governative e comunità nate su iniziativa di dissidenti riusciti a fuggire sono diventate punti di rifugio per molti profughi russi. Il progetto Kovcheg «La maggior parte dei richiedenti aiuto sono cittadini che subiscono persecuzioni da parte delle autorità russe per motivi



