Nei primi video diffusi su Twitter lunedì mattina si sente la sirena della nave, quasi a festeggiare la partenza dal porto di Odessa. Il suono, cupo e prolungato, ricorda lontanamente l’allarme che scatta prima dei bombardamenti, ma questa volta il messaggio simbolico che porta con sé è diverso. La nave mercantile Razoni, battente bandiera della Sierra Leone, ha lasciato il porto e già martedì dovrebbe raggiungere Istanbul, in Turchia. Poi dovrebbe ripartire verso il Libano.

È la prima nave carica di grano che riesce a lasciare l’Ucraina dallo scoppio della guerra e trasporta 26mila tonnellate di mais. È solo una fra le tante che ora potrebbero salpare, ma sarà ricordata per il suo peso simbolico. È il primo vero successo della diplomazia, tenuto a battesimo dalla Turchia, e siglato con un accordo fra Russia e Ucraina, le due nazioni in guerra.

lunedì mattina, poco prima delle otto ora italiana, è stato Oleksandr Kubrakov, il ministro delle Infrastrutture ucraino, ha dere l’ufficialità: «È la prima nave che lascia il porto di Odessa dall’invasione russa».

Poi nel corso della giornata è stato tutto un susseguirsi di dichiarazioni, condite dallo stesso entusiasmo. Nel tardo pomeriggio si sono sentiti al telefono il presidente francese, Emmanuel Macron, e quello ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo stesso Zelensky ha poi sentito anche Antony Blinken, il Segretario di stato americano. Hanno concordato una telefonata con Joe Biden nei prossimi giorni.

Una giornata di sollievo

Anche perché, mentre la nave continuava il suo viaggio scortata dai droni che ne garantivano la sicurezza, la guerra intanto non si è fermata. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha comunque definito quella di lunedì come una «giornata di sollievo per il mondo, soprattutto per i nostri amici in medio oriente, Asia e Africa».

Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni unite avevano firmato l’accordo a Istanbul il 22 luglio, aprendo la strada all’esportazione dall’Ucraina di 22 milioni di tonnellate di grano, e altri prodotti agricoli, ancora bloccati nei porti del mar Nero. Gli accordi consentono anche alla Russia di esportare grano e fertilizzanti. Tanto che lunedì il ministro della Difesa turco, Hulusi Hakar, ha detto che «la Turchia sarebbe felice di dare il proprio contributo per sbloccare anche la situazione del grano in attesa nei porti russi».

Anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito «molto positiva» la partenza della nave. Dicendo che è un test utile per verificare «l’efficienza dei meccanismi concordati durante i colloqui a Istanbul».

L’accordo prevede anche che la nave sia ispezionata al suo arrivo in Turchia, in attesa della ripartenza per la destinazione finale. È principalmente un modo per assicurarsi che non trasporti armi.

Mais e speranza

Secondo le autorità ucraine, ci sono almeno 16 navi che sono già pronte a partire. Molte altre sarebbero in coda, in attesa dell’autorizzazione. La buona notizia di lunedì non è però sufficiente per rassicurare tutte le compagnie navali in attesa. Sono consapevoli che la situazione è ancora pericolosa. Nei giorni scorsi il porto di Odessa è stato colpito dai missili russi e anche alcuni magazzini di grano sono stati presi di mira, nonostante l’accordo.

E poi nel weekend, a Mykolaiv, c’è stato l’episodio inquietante dell’uccisione di Oleksly Vadatursky, il magnate del grano ucraino che è stato colpito da un missile mentre dormiva nella sua stanza da letto. Per il segretario delle Nazioni unite, António Guterres, la Razoni trasportava lunedì due carichi. Aveva con sé «due prodotti che finora scarseggiavano: il mais e la speranza».

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