È stata rinnovata di altri 45 giorni la custodia cautelare in carcere al Cairo di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'Università di Bologna sotto accusa per propaganda sovversiva. Lo ha riferito una sua legale, Hoda Nasrallah, con un messaggio all'Ansa. La detenzione preventiva era già stata porogata altre volte e può arrivare fino a due anni.

il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, dopo la decisione della Corte penale ha scritto su Twitter: «Non ci sono parole per definire questo accanimento del potere giudiziario egiziano. Non ci sono parole per definire l'assenza di un'azione forte da parte del governo italiano». Noury nelle settimane scorsa aveva già denunciato su Domani l’assenza del governo italiano.

Da parte del governo, il sottosegretario del ministero dell’Istruzione, Peppe De Cristofaro (Si), ha detto che le istituzioni non possono continuare a sopportare: «Un’immotivato e ingiustificato sopruso a cui la comunità accademica del nostro Paese e le Istituzioni nazionali ed europee non possono continuare a sopportare».

Questa settimana in Egitto sono stati arrestati i vertici dell’associazione umanitaria Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), con cui ha collaborato Zaki.

La commissione Regeni

Mentre Zaki continua a restare in carcere, è ancora lontana la verità per Giulio Regeni, il dottorando friulano ucciso al Cairo nel 2016 in circostanze da chiarire. Martedì 24 novembre verrà votata in parlamento la proroga dei lavori della commissione di inchiesta sull’omicidio, che altrimenti terminerebbero il 31 dicembre. Sempre martedì ci sarà l’audizione in commissione di Matteo Renzi, leader di Italia Viva allora presidente del consiglio.

Il 4 dicembre la procura di Roma concluderà le indagini.  Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha chiamato pochi giorni fa il presidente egiziano, Abdel-Fattah Al-Sisi.

Nella conversazione, ha scritto il portavoce del governo egiziano Bassam Radi in una nota, fra i vari temi sono stati esaminati gli ultimi sviluppi della cooperazione congiunta tra le due parti in merito alle indagini in corso. L’Egitto, dopo quasi cinque anni senza risposte, ha detto che sarà una cooperazione «senza precedenti».

 Conte - si legge ancora - ha espresso la volontà di continuare a rafforzare le relazioni bilaterali tra i due paesi, in particolare il commercio, gli investimenti e le forze armate, oltre a un intenso coordinamento e consultazione con l'Egitto sugli sviluppi delle questioni regionali e sui modi per risolvere le crisi nelle regioni del Mediterraneo orientale e del Medio Oriente.

Il presidente della commissione Regeni, Erasmo Palazzotto ha detto che si tratta di «un’ultima chiamata»: «Credo che, al di là degli ultimi sviluppi legati alla telefonata di Conte ad al-Sisi - ha spiegato - in cui sicuramente gli avrà fatto presente  l'imminente chiusura delle indagini - siamo di fronte davvero  all'ultima chiamata. In tutti i sensi».

Se il tentativo fallirà «il governo italiano non potrà far altro che prender atto del fallimento del dialogo con l'Egitto e della cooperazione giudiziaria». Lui è scettico e ritiene che il governo dovrà richiamare l’ambasciatore: «Non ci aspettiamo grandi novità da parte dell'Egitto, se le cose dovessero concludersi in questo modo, il richiamo all'ambasciatore diventa semplicemente un atto dovuto che segnala la fine di ogni collaborazione». Palazzotto ha «seri dubbi che in poco più di una settimana, potremo  ottenere le risposte che non abbiamo avuto in 5 anni. Il governo dovrà trovare adesso il modo per mettere Al-Sisi di fronte alle sue  responsabilità».
 

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