Le elezioni più incerte degli ultimi anni si sono concluse con il ballottaggio. I tre candidati principali Javier Milei di La Libertad Avanza(Lla), Sergio Massa di Union por la patria (Up), e Patricia Bullrich di Juntos por el cambio (Jxc), hanno ottenuto rispettivamente il 30, 36 e 23 per cento. 

«Oggi è un giorno storico perché due terzi degli argentini hanno votato per il cambiamento. Hanno votato per un’alternativa a questo governo di criminali che vogliono ipotecare il nostro futuro per restare al potere». È il primo discorso che il candidato Milei ha fatto alla stampa dal suo quartier generale.

Milei ora spera di vincere il ballottaggio grazie anche ai voti del partito Jxc, dell’ex ministro dell’economia Mauricio Macrì. Nonostante il possibile sostegno a destra, il candidato progressista Massa ha ancora qualche possibilità di vincere le elezioni, forte del suo 36 per cento al primo turno.

In caso di vittoria ha già annunciato la formazione di un governo nazionale. «Convocherò come presidente il 10 dicembre un governo di unità nazionale, chiedendo i migliori, indipendentemente dalla loro forza politica».

Gli argentini sono richiamati alle urne il prossimo 19 novembre. Le loro preoccupazioni più importanti riguardano l’economia. Nel paese l’inflazione è al 120 per cento, e circa il 40 per cento della popolazione vive sulla soglia della povertà. Sergio Massa, che attualmente ricopre la carica di ministro dell’Economia, ha promesso che non ci sarà una nuova svalutazione del peso nel breve periodo.

Tuttavia, gli argentini hanno espresso tutto il loro dissenso e la sfiducia nei candidati. Sono andati a votare sono il 74 per cento degli aventi diritto, nonostante il rischio multa nel caso in cui un cittadino non si presenti alle urne. Si tratta del numero di affluenza più basso dal 1983, giorno in cui il paese ha virato verso la democrazia.

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