- Lo scorso agosto Turchia e Israele hanno ufficialmente posto fine ad anni di tensioni diplomatiche con la nomina di rispettivi ambasciatori.
- Ankara necessita dello stato ebraico per almeno due ragioni: la prima e più importante è quella di rientrare nella partita energetica del Mediterraneo orientale con l’obiettivo di indebolire l’asse antiturco.
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Certo è che l’avvio di accordi del genere richiederebbe significativi passi in avanti da parte di Ankara sul piano diplomatico, in una fase di incertezza politica interna per entrambi i paesi data dalle incombenti elezioni, che potrebbero cambiare nuovamente le carte in tavola.
Lo scorso agosto Turchia e Israele hanno ufficialmente posto fine ad anni di tensioni diplomatiche con la nomina di rispettivi ambasciatori. Il riavvicinamento, proposto e sostenuto dallo stesso Recep Tayyip Erdogan negli ultimi mesi, si inscrive nella tattica turca di rompere l’isolamento decennale del paese, effetto di una politica estera muscolare e assertiva. Il rapprochement turco-israeliano è il risultato di un’equazione strategica attraverso la quale i turchi provano a incunearsi nella




