La repressione delle proteste dimostra anche la debolezza dello stato turco. Le autorità temono una nuova Gezi Park. La resistenza degli studenti di Boğaziçi apre inoltre una finestra sulle fratture interne alla società turca e sulla difficoltà del presidente di conquistare le nuove generazioni
- A dare inizio alle proteste sono stati gli studenti e i professori di una delle più antiche università della Turchia, ma altri atenei si sono uniti. La richiesta comune è che si metta fine alla nomina con decreto presidenziale dei rettori, una norma in vigore dal 2016.
- L’aumento del controllo governativo e il generale deterioramento del rispetto dei diritti in Turchia hanno anche portato alla perdita di diversi fondi stanziati dall’Unione europea.
- L’obiettivo del presidente però si è dimostrato essere un altro: controllare il più possibile le università per reprimere il dissenso e diffondere i valori che contraddistinguono la sua politica conservatrice.
Da più di un mese studenti e professori dell’università Boğaziçi di Istanbul si danno appuntamento ogni giorno per voltare le spalle all’ufficio del rettore, Melih Bulu, in segno di protesta contro la sua nomina. Bulu è stato assegnato all’Ateneo il 2 gennaio tramite decreto presidenziale pur non essendo un professore dell’università istanbuliota né avendo un curriculum adatto alla carica che si trova a ricoprire. A pesare molto di più è la sua affiliazione politica: Bulu infatti appartiene



