L’invasione russa dell’Ucraina aveva due obiettivi. Il primo era prendere il controllo del paese, al fine di completare il lavoro iniziato in Bielorussia di ricostituzione dei cuscinetti strategici per proteggere la Federazione. Il secondo obiettivo era dimostrare le capacità e la professionalità dell’armata russa, scoraggiare ipotetici attacchi e aumentare l’influenza di Mosca nelle regioni limitrofe. I due obiettivi erano intrecciati tra loro.

La Russia non è riuscita a occupare l’Ucraina, ma la guerra non è finita. Tuttavia la percezione della potenza militare del Cremlino è stata gravemente danneggiata. Non c’è dubbio che gli strateghi russi non intendevano combattere la guerra che stanno combattendo. Invece di una sconfitta rapida e decisa dell’Ucraina, Mosca è adesso impegnata in una guerra lenta e logorante che difficilmente la qualificherà come prima potenza militare del pianeta. A questo punto, anche centrare il primo obiettivo non riscatterà il secondo, ed è importante cominciare a riconoscerne le cause.

Effetto sorpresa e resistenza

Per la Russia il primo errore è stato perdere l’effetto sorpresa, il vantaggio più importante per Carl von Clausewitz. L’effetto sorpresa riduce il tempo a disposizione del nemico per prepararsi al conflitto. Provoca uno shock psicologico che rende complesso attuare gli esistenti piani difensivi. E aumenta la forza dell’aggressore per come è percepita dall’aggredito. L’iniziale e prolungata fase diplomatica ha dato invece a Kiev il tempo di prepararsi psicologicamente alla guerra.

Mosca non ha capito il suo nemico. Si aspettava che la resistenza ucraina sarebbe crollata rapidamente dinanzi alle sue forze corazzate. Non si aspettava che la reazione della popolazione ucraina ritardasse il completamento della campagna. Lo scopo della guerra è spezzare la capacità militare del nemico. L’esercito ucraino aveva un centro di gravità diffuso, posto a distanza dai gruppi corazzati russi. Inoltre, la popolazione locale ha reagito all’attacco, aumentando il tempo necessario per sedare la resistenza.

Tre guerre separate

I piani di guerra russi erano centrati su tre gruppi corazzati posizionati a est, sud e nord, ma i blindati sono diventati vulnerabili alle armi anticarro degli ucraini. E ora Mosca deve usare la fanteria per proteggere i carri armati. L’impiego di veicoli blindati, potentemente armati e corazzati, come forza decisiva sul campo di battaglia è ormai superato. Sembra che gli strateghi russi non lo abbiano accettato.

La guerra corazzata ha raggiunto l’apice durante la Seconda guerra mondiale. Oggi i tank restano presenti, ma non si erano registrati scontri tra eserciti di terra dalla guerra arabo-israeliana del 1973 e per certi versi dall’operazione “Desert Storm” della guerra del Golfo. Una generazione fa. La guerra ha fatto notevoli passi avanti.

I tre gruppi di battaglia corazzati russi si sono sparpagliati sul terreno, senza sostenersi reciprocamente. Invece di una singola guerra coordinata, il Cremlino ha optato per almeno tre guerre separate, rendendo impossibile sferrare un unico colpo decisivo. È sembrato mancare un comando integrato, essenziale per la guerra.

L’uso delle forze corazzate ha gravato grandemente sulla logistica russa. Invece di concentrare i rifornimenti su una sola direttrice, questi si sono diluiti su tre traccianti – più altre operazioni. La logistica delle principali forze corazzate è sembrata interrompersi, rendendo impossibile terminare velocemente la guerra.

La conquista delle città

Negli ultimi giorni la Russia si è adattata alle condizioni sul terreno ed è passata a conquistare le città. Questo ha innescato l’efficace risposta dei combattenti ucraini che conoscono strade e vicoli e li usano per rallentare l’avanzata dell’invasore. Combattere in città è infatti tra le azioni più complesse e lente della guerra. Conquistare una città richiede ingenti risorse militari e non è mai la chiave per la vittoria. I centri urbani diventano importanti solo dopo aver sconfitto le forze armate del nemico. La città è il trofeo ultimo della guerra, non il principale obiettivo. La Russia ha trasformato l’offensiva contro i soldati ucraini in una offensiva contro le città, così rinforzando involontariamente la resistenza della popolazione.

Ed è qui che si annida l’incapacità per la Russia di riconoscere il centro di gravità dell’Ucraina: Mosca ha messo in campo l’esercito corazzato cercando un nemico identico da sconfiggere, Kiev invece sta impiegando una guerriglia che si disperde e si ricongiunge costantemente, che non può sconfiggere i russi ma li tiene perennemente in allerta.

Questo ha ulteriormente indotto la Russia a combattere contro la popolazione riducendo l’efficacia del suo esercito corazzato, rallentandone l’avanzata, costringendolo ad affrontare piccoli contingenti che non sa distruggere.

Il cortocircuito russo

Black smoke rises into the sky from around Lviv airport in western Ukraine on March 18, 2022. (Kyodo via AP Images) ==Kyodo

Il Cremlino non è riuscito a interrompere le comunicazioni ucraine né internamente né con il resto del mondo. Invece di isolare il nemico, ha permesso a Kiev di condurre una guerra psicologica su tutti i fronti, minando l’obiettivo psicologico dei russi d’essere considerati inarrestabili.

Tutto questo ha prodotto il più grave degli errori. Mosca si aspettava che la schiacciante disponibilità dell’esercito corazzato avrebbe provocato la rapida capitolazione del nemico, che lo shock e la paura avrebbero vinto la volontà per gli ucraini di resistere. Ma l’Ucraina è un paese grande e l’esercito corazzato deve muoversi rapidamente per occuparlo totalmente. Lo shock è stato dissipato dalla perdita di sorpresa e la paura è stata limitata dall’incapacità russa di impiegare al meglio la sua superiorità e dalla mobilitazione della popolazione locale come forza di resistenza.

I russi avevano bisogno di una guerra rapida per raggiungere i loro obiettivi. Il modo in cui stanno combattendo può comunque condurre alla vittoria, ma non rapidamente. Una Russia che impiega settimane o mesi per sconfiggere l’Ucraina non fa scalpore. E l’obiettivo di presentare al mondo un esercito di prim’ordine, così da apparire invincibile agli occhi dei vicini, non sarà raggiunto.

Questo articolo è apparso su geopoliticalfutures.com. Traduzione a cura di Monica Fava. 

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