«L’Italia ha ancora bisogno di Mario Draghi». Questo il titolo di un editoriale del quotidiano britannico Financial Times, secondo cui, data la crisi politica innescata dal Movimento 5 stelle, andare a elezioni anticipate per l’Italia sarebbe un rischio. Questo è solo l’ultimo di svariati appelli comparsi sui giornali, che vanno da una pagina a pagamento comprata dalle associazioni dei trasporti al titolo in prima pagina dell’editoriale sul Corriere della Sera, firmato dall’ex premier tecnico, Mario Monti.

Draghi ha presentato le dimissioni al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giovedì, richiesta respinta in attesa che il presidente del Consiglio vada a riferire alle camere mercoledì. Il Financial Times ritiene che sarebbe molto meglio concedere a Draghi «il tempo di portare avanti le politiche essenziali nei prossimi mesi. La priorità è approvare il prossimo bilancio e portare avanti le riforme necessarie per sbloccare la prossima tranche» del Next Generation Eu, di cui 200 miliardi sono destinati all'Italia.

I partiti

Il Ft argomenta: «Il divario tra i titoli finanziari italiani e tedeschi - già ampio dopo che la Bce ha dichiarato che avrebbe posto fine al suo programma di acquisto di obbligazioni - si è ampliato a causa dell'instabilità politica. Per questo motivo, si legge sul quotidiano britannico, «i partiti politici italiani dovrebbero impegnarsi a portare avanti le riforme di Draghi e spingerlo a rimanere sino alle elezioni» previste regolarmente a marzo del prossimo, data che segna la scadenza naturale della legislatura attualmente in corso. Tuttavia, le forze politiche italiane «devono anche pianificare in modo credibile un futuro post-Draghi.

Lo stesso devono fare l'Ue e la Banca centrale europea: entrambe si aggrappano all'ex presidente della Bce come partner affidabile e temprato dalla crisi. La finestra per le riforme strutturali in Italia che Draghi ha aperto potrebbe chiudersi rapidamente. I politici italiani, incluso lo stesso Draghi, devono assicurarsi che non si chiuda questa settimana. A ogni costo», conclude l'editoriale del Financial Times.

La posizione di Monti

Nel fine settimana è circolata l’indiscrezione che Draghi teme di fare la fine di Monti, premier che restò al governo mentre la maggioranza si sfaldava. Ma il collega economista avverte che il suo passo indietro «sarebbe una mancanza di rispetto verso il paese e i cittadini. E potrebbe intaccare la legacy dello stesso Draghi, il suo posto nella storia».

L’incaricato, scrive Monti, «sa che la capacità o meno del suo governo di conseguire la missione alla quale è stato chiamato è di vitale importanza per il paese. Il senso del dovere verso lo stato, verso i cittadini, è al di sopra di ogni altra considerazione».

In secondo luogo, aggiunge, «è anche per rispetto della propria legacy, per salvaguardarla forte e luminosa come è oggi, che a mio parere. il presidente Draghi non lascerà».

In terzo luogo «che cosa si direbbe dell’Italia all’estero, se si dovesse constatare che perfino l’italiano più credibile e rispettato decide di lasciare prima del tempo un impegno di così grande responsabilità?».

L’appello a pagamento

Domenica su alcuni quotidiani italiani è apparso un avviso a pagamento firmato da diverse associazioni industriali dei trasporti sempre per chiedergli di restare.

La pagina intitolata «Appello perché Draghi rimanga a Palazzo Chigi» recitava: «Anasped, Angopi, Anna, Assarmatori, Assiterminal, Assocad, Assocostieri, Assoferr, Assologistica, Assotir, Associazione Nazionale Gestori rifiuti, Manutenzioni Spurghi reti fognarie e idriche, CLIA, Confetra, Conftrasporto, Fai, Fedepiloti, Federagenti, Federlogistica, Federtraslochi, Fiap, Fise Uniport, Unitai, le Associazioni rappresentative del cluster marittimo, portuale, ferroviario e logistico italiano, chiedono al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Governo di restare in carica e un atto di responsabilità da parte delle forze politiche presenti in Parlamento affinché, senza indugi e trattative, esprimano la loro fiducia all’Esecutivo permettendogli di continuare a lavorare sui tanti dossier aperti». 

Intanto continuano le prese di posizione dei sindaci sempre per invitare alla responsabilità.

© Riproduzione riservata