- In passato il nesso che veniva a stabilirsi tra alleanze interne e internazionali induceva i partiti a studiare le carte geopolitiche e a considerare che gli interessi di parte andavano sempre collocati su di una scacchiera un po’ più grande del nostro cortile di casa.
- Tutto questo, ora, non sembra esserci più. Per la prima volta dai tempi del dopoguerra, rischierà di non esserci più nessun legame tra la coalizione che vincerà, quale che sia, e la proiezione internazionale del paese.
- Le alleanze internazionali non sono più incise nel granito che fu forgiato quella volta a Yalta, e che la nostra sorte non si gioca più al tavolo della Guerra fredda. Ma proprio questa maggiore mobilità delle cose e il venir meno degli schemi troppo rigidi ci costringerebbero ora a non eccedere in disinvoltura.
C’era una volta, in Italia, la politica estera. E cioè la consapevolezza che prima veniva la scelta della nostra collocazione internazionale e solo dopo, molto dopo, veniva la definizione dei nostri schieramenti di governo. Avvenne così, nelle stagioni democristiane, che il Partito socialista dovette stare per una decina d’anni sull’uscio della maggioranza; e che poi il Partito comunista ne dovette attendere a sua volta ancora una trentina per togliersi di dosso le scorie del fattore K. I gover



