La riunione delle élite globali a Davos, in Svizzera, inizia oggi ma sarà un’edizione con pochi leader mondiali. Mancheranno il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello cinese Xi Jinping. Tra i capi di governo del G7 sarà presente soltanto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, mentre l’Italia manderà il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Mancheranno completamente gli invitati russi, paese escluso dal forum dopo l’invasione dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio.

È un segno dei tempi il fatto che molti dei più importanti leader politici abbiano deciso di disertare la 53esima edizione della riunione organizzata dal World Economic Forum. Un tempo appuntamento obbligato per amministratore delegati, miliardari e capi di governo, il vertice appare sempre meno opportuno in un’epoca di conflitti, crisi climatica e allarme sulle crescenti diseguaglianze.

«Il format sembra un po’ datato – ha detto al sito Politico Scott Colvin, veterano di Davos che ora dirige le relazioni esterne della multinazionale Aviva – Gli eventi intorno alle conferenze del clima Cop oggi sembrano molto più importanti, anche per via del loro focus su un tema specifico».

Anche per questa ragione, il focus dell’evento di quest’anno, intitolato “La cooperazione in un mondo frammentato”, sarà tutto sui manager. Gli organizzatori dicono che quest’anno puntano a superare il record di 600 amministratori delegati di aziende globali raggiunto nel 2020. 

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