La riunione dei ministri degli Esteri del G20 era uno degli eventi più attesi dall’inizio dell’anno. A pochi giorni dall’anniversario della guerra in Ucraina i leader mondiali si sono ritrovati a Nuova Delhi, ma l’incontro si è concluso con le solite tensioni e nessuna novità per Kiev e Mosca. Ci sono state troppe divergenze «che non siamo riusciti a conciliare in quanto varie parti hanno opinioni diverse», ha detto il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar che ha provato a rassicurare i giornalisti quando ha affermato che i membri si sono trovati d’accordo su una serie di questioni «come il rafforzamento del multilateralismo, la promozione della sicurezza alimentare ed energetica, il cambiamento climatico, le questioni di genere e la lotta al terrorismo».

«Purtroppo non è stato possibile approvare la dichiarazione a nome di tutti i ministri del G20 – ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov – i nostri colleghi occidentali, proprio come un anno fa sotto la presidenza indonesiana, hanno cercato con menzogne e dichiarazioni retoriche di portare in primo piano il problema della situazione in Ucraina, che ovviamente servono sotto la salsa dell’aggressione russa».

Le previsioni non erano diverse, la scorsa settimana la presidenza indiana del G20 aveva comunicato che non era disponibile a discutere di ulteriori sanzioni nei confronti di Mosca per evitare che l’economia globale ne risentisse ancora di più.

Ma a Nuova Delhi il ministro russo Lavrov non è apparso isolato, anzi, ha cercato il sostegno dei paesi africani e asiatici. L’emissario di Vladimir Putin ha esordito chiedendo scusa ai paesi del Sud del mondo e alla presidenza indiana per il comportamento delle delegazioni occidentali «che hanno trasformato il lavoro sull’agenda del G20 in una farsa nel tentativo di scaricare la responsabilità dei fallimenti nella politica economica ad altri, in primo luogo alla Russia».

In tarda mattinata Lavrov ha anche annunciato che l’Unione africana entrerà a far parte del G20 proprio come l’Unione europea che ne è membro da diversi anni, aumentando così la sua sfera di influenza nel forum internazionale dato che Mosca può contare sulla vicinanza di alcuni stati africani.

Nella risoluzione Onu di condanna della guerra votata il 2 marzo del 2022 l’Eritrea ha votato contro mentre 17 paesi africani si sono astenuti (tra questi il Mali, la Repubblica Centrafricana, l’Algeria e tanti altri dove Mosca ha una forte presenza militare e intrecci commerciali) e nell’ultimo voto per la risoluzione di pace avvenuto al Palazzo di vetro di New York, a ridosso del primo anniversario della guerra in Ucraina, oltre all’Eritrea anche il Mali ha votato contro.

L’incontro Blinken-Lavrov

C’era grande attesa a Nuova Delhi per l’incontro tra il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e Lavrov. Secondo il ministero degli Esteri russo non c’è stato alcun meeting bilaterale per volontà degli Stati Uniti, ma i due si sono incontrati per una decina di minuti a margine della riunione dei ministri del G20, dopo l’ultimo incontro avvenuto nel gennaio del 2022.

«Ho chiesto a Lavrov di mettere fine a questa aggressione ingiusta e lavorare a una pace durevole», ha detto Blinken in conferenza stampa. A Lavrov ha chiesto anche di rientrare nel trattato New Start sugli armamenti nucleari, dopo che nei giorni scorsi Putin ha firmato la sospensione dall’accordo.

Al G20 Lavrov ha utilizzato la stessa retorica russa adottata dal Cremlino nell’ultimo anno: ha accusato l’occidente di mettere a repentaglio l’accordo sull’esportazione del grano ucraino e ha chiesto che sia condotta un’indagine indipendente sul sabotaggio nel gasdotto Nord Stream.

Ma per lui è stata anche l’occasione per rivedere il suo omologo cinese, Qin Gang, a pochi giorni di distanza dal viaggio a Mosca del capo della diplomazia di Pechino, Wang Yi, che ha avuto l’obiettivo di rafforzare le relazioni bilaterali tra i due paesi.

Dopo quella visita, Xi Jinping ha pubblicato ufficialmente il suo piano di posizionamento sulla guerra in Ucraina, un programma di 12 punti che secondo l’occidente e gli Stati Uniti non è sufficiente per arrivare alla pace tra Mosca e Kiev. Un atteggiamento che infastidisce anche la Germania del Cancelliere Olaf Scholz che dal Bundestag di Berlino ha detto: «È stato deludente che la Cina non fosse disposta a condannare l'attacco russo alla riunione dei ministri delle finanze del G20».

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