L’obiettivo: evitare scontri tra il gruppo islamista e l’Idf e salvare la tregua. lsraele restituisce i corpi di 30 detenuti palestinesi, su di loro segni di tortura
Dalle macerie continuano a emergere i corpi dei gazawi uccisi negli ultimi raid israeliani. Altri cinque sono stati recuperati nella notte dopo i bombardamenti israeliani che per il quarto giorno di fila hanno colpito la Striscia. Un gazawi è stato ucciso a Jabalia, nel nord, per essersi avvicinato alle truppe israeliane. Un altro a Est di Gaza City.
«Rappresentava una minaccia imminente», ha fatto sapere l’esercito. In questa calma provvisoria è andato a buon fine l’ultimo scambio di corpi. Israele ha consegnato trenta prigionieri palestinesi – alcuni dei quali presentano gravi segni di tortura – dopo aver ricevuto due salme nel pomeriggio del 30 ottobre, quelle di Amiram Cooper (84 anni) e Sahar Baruch (25 anni).
Ricerca tra le macerie
In base all’accordo di tregua, lo Stato ebraico è tenuto a restituire 15 resti palestinesi per ogni ostaggio deceduto restituito da Hamas. E ieri i miliziani, con l’aiuto del personale della Croce Rossa internazionale, hanno ripreso le ricerche – soprattutto a Khan Yunis e nelle aree oltre la linea gialla dell’Idf – per trovare i corpi degli 11 israeliani rimasti ancora nella Striscia. Per accelerare il processo, Israele si sta preparando all’eventualità che Hamas trasferisca resti non identificati con certezza.
Intanto l’amministrazione Trump sta cercando di trovare una soluzione per sottrarre il potere ad Hamas e stabilizzare il cessate il fuoco. Secondo quanto riporta Axios lo stesso presidente Usa benché abbia sostenuto gli ultimi raid israeliani, si sarebbe lamentato per la loro sproporzione. E così mercoledì Washington ha consegnato ai mediatori di Egitto e Qatar – che hanno già dato il loro assenso – una proposta che prevede un passaggio sicuro dalle zone della Striscia di Gaza controllate dall’esercito israeliano a quelle sotto il controllo dell’organizzazione.
Ma su questo piano si sta muovendo anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che dopo aver accusato Israele di inventare «scuse» per violare la tregua, ha convocato per lunedì una riunione a Istanbul con otto ministri degli Esteri di paesi arabi per discutere dei prossimi passi per mantenere la pace. «Si tratta di un incontro importante: i leader di otto paesi hanno elaborato un piano di pace per Gaza e ora lo discuteremo», ha detto il ministro turco ed ex capo dell’intelligence Hakan Fidan.
La paura di Doha è che Gaza potrebbe dirigersi verso uno stato di «nessuna guerra, nessuna pace», come ha detto il portavoce degli Esteri Majed al-Ansari in un’intervista al Guardian. Ovvero uno stato in cui gli attacchi dell’esercito israeliano sono costanti ma non quotidiani.
L’inchiesta
Il Washington Post ha pubblicato un’inchiesta basata su un rapporto classificato preparato dall’ufficio dell’ispettore generale del Dipartimento di Stato statunitense secondo cui le forze israeliane avrebbero commesso «molte centinaia» di possibili violazioni di diritti umani nella Striscia.
Secondo il Wp sarebbe il primo documento in cui un ente del governo federale riconosce la portata delle azioni militari dell’Idf che rientrano nella competenza delle leggi Leahy, che vietano agli Stati Uniti di fornire assistenza militare a paesi nei confronti dei quali sono state avanzate accuse credibili in materia di violazioni dei diritti umani.
L’ufficio dell’ispettore generale non ha rilasciato commenti pubblici, ma ha confermato indirettamente l’esistenza del rapporto, presente in una pagina del suo sito internet. «Questo documento contiene informazioni classificate e non è disponibile al pubblico», si legge sul sito.
Le dimissioni
Intanto è scoppiato l’ennesimo caso all’interno dell’esercito israeliano dopo le dimissioni della procuratrice militare Yifat Tomer-Yerushalmi, nell’ambito di un’indagine sulla fuga di notizie di un video di cinque soldati israeliani che esercitavano violenze contro un detenuto palestinese nel carcere di Sde Teiman nel luglio del 2024.
«Ho approvato la diffusione di materiale ai media nel tentativo di contrastare la falsa propaganda rivolta contro le autorità militari incaricate dell’applicazione della legge», ha scritto la procuratrice nella lettera. «Mi assumo la piena responsabilità di qualsiasi materiale rilasciato ai media dall’interno dell’unità. Da questa responsabilità deriva anche la mia decisione di concludere il mio mandato di avvocato generale militare», ha aggiunto.
Proprio sulla fuga di notizia la polizia ha aperto un’indagine a riguardo e nei prossimi giorni Tomer-Yerushalmi sarà interrogata nei prossimi giorni.
In un post su X, il ministro degli Esteri, Gideon Saar, ha detto che si è verificato un «grave danno allo Stato, all’esercito e alla sua immagine, un grave danno alla giustizia e ai procedimenti legali».
Anche il ministro della Difesa è della stessa linea e ha rivolto un pesante attacco: «Chiunque diffonda accuse di violenza sessuale contro i soldati dell’Idf non è degno di indossare l’uniforme».
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