Alla fine il parlamento della Georgia ha dato il suo definitivo via libera alla contestata «legge sugli agenti stranieri». Dopo settimane di mobilitazioni di piazza contro quella che i manifestanti hanno subito ribattezzato «legge russa», l’assemblea monocamerale di Tbilisi ha approvato in terza e ultima lettura il provvedimento che complicherà la vita a media e ong che ricevono finanziamenti dall’estero.

La presidente Salomé Zourabichvili ha già detto che non firmerà la legge, ma il partito di governo Sogno georgiano ha i numeri per superare il veto. 

Tensioni in piazza e risse in parlamento

Durante le operazioni di voto di questa mattina migliaia di persone hanno riempito le strade della capitale georgiana per opporsi a una misura che, secondo molti, avvicina il paese alla Russia di Putin e ostacola il suo percorso europeo. Come nelle scorse settimane, quando Tbilisi e altre città georgiane si sono riempite di manifestanti con bandiere dell’Unione europea, anche prima e dopo l’approvazione della legge ci sono stati tafferugli tra oppositori e polizia in tenuta antisommossa e con il volto coperto. Almeno una ventina di manifestanti sono stati arrestati.

Ma le tensioni delle piazze hanno contagiato anche l’aula, proprio nei momenti in cui si stava approvando la misura. La seduta è stata particolarmente tesa ed è sfociata in una rissa tra deputati di maggioranza e di opposizione. Levan Khabeishvili, il leader del principale partito di opposizione Movimento nazionale unito, è stato aggredito dal deputato del partito di governo Sogno georgiano Dimitry Samkharadze, dopo essere stato accusato di aver organizzato una folla per picchiare i sostenitori dell'opposizione.

Cosa prevede la «legge russa»

La contestata «legge sugli agenti stranieri» è stata approvata in terza e ultima lettura con 84 voti a favore e 30 contrari, dopo che già lunedì la commissione Giustizia del parlamento georgiano aveva liquidato la legge in meno di un minuto e dopo le precedenti due letture in aula. Il disegno di legge proposto lo scorso 9 aprile è identico a quello già avanzato nella primavera del 2023, poi accantonato per le proteste di piazza. Il provvedimento è stato subito ribattezzato «legge russa» da chi vi si oppone perché ricalca quello già adottato da Vladimir Putin nel 2012, usato dal Cremlino come strumento per reprimere ogni forma di dissenso e critica.

La nuova misura prevede che le organizzazioni non governative e i mezzi di informazione che ricevono oltre il 20 per cento dei loro fondi da istituzioni straniere debbano registrarsi come «organizzazioni portatrici degli interessi di una potenza straniera»: verrebbero monitorati direttamente dal ministero della Giustizia e avrebbero l’obbligo di condividere informazioni riservate (pena sanzioni salate).

Il parlamento di Tbilisi ha dieci giorni per inoltrare la legge per la sua promulgazione, ma la presidente Zourabichvili, anche questa mattina entrando in aula, ha manifestato la sua contrarietà e la sua intenzione a non firmare il provvedimento. Questa scelta le permetterebbe però solo di posticipare l’entrata in vigore, perché il partito di governo Sogno georgiano ha i numeri per superare il veto presidenziale.

Le reazioni

L’approvazione della «legge sugli agenti stranieri» si lega a doppio filo con il percorso di adesione all’Unione europea della Georgia che, lo scorso dicembre, ha ottenuto lo status di candidato. E infatti nelle scorse settimane la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è stata tra le prime a intervenire: dopo aver condannato «la violenza nelle strade di Tbilisi», ha invitato il paese a «mantenere la rotta verso l'Europa». 

«Abbiamo già espresso la nostra posizione» su un provvedimento «che è molto pericoloso per le ambizioni europee della Georgia. Le attese della Ue sono molto chiare: l'adozione di questa legge è un ostacolo grave nel percorso della Georgia per l'ingresso in Ue», ha sottolineato il portavoce del servizio di Azione esterna dell'Ue, Peter Stano. Critiche sono arrivate anche dagli Stati Uniti: il dipartimento di Stato americano ha definito la legge «ispirata dal Cremlino», mentre il vicesegretario di stato americano per gli affari europei ed euroasiatici, Jim O’Brien, ha incontrato ieri il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze per discutere delle preoccupazioni di Washington.

Accuse rispedite al mittente da Mosca, dove il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha specificato che la legge contestata sia «una questione interna». Per questa ragione il Cremlino «non ha intenzione di interferire», ha aggiunto Peskov, «ma notiamo tentativi di aperta interferenza da parte di altri Paesi».

© Riproduzione riservata