Il discorso della svolta – Zeitenwende – del cancelliere tedesco Olaf Scholz del 27 febbraio sembrava l’inizio di una nuova èra per la politica di sicurezza e di difesa. In effetti, per molti osservatori, il suo discorso annunciava una revisione completa della politica estera tedesca. Tuttavia, sei mesi più tardi, ci sono poche prove che sia iniziato un processo di trasformazione radicale. È giunto il momento che la Germania dimostri che quel discorso non era in sé lo Zeitenwende, la “svolta”, nella politica di sicurezza, ma l’inizio di un processo più coerente e sostanziale.

Risposta immediata

Quando Scholz è diventato cancelliere non aveva intenzione di modificare significativamente la politica di sicurezza e di difesa della Germania, dal momento che su questo tema aveva condotto una campagna in continuità con l’èra Merkel. Ci è voluta l’invasione totale dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio per convincerlo della necessità di adattarsi a una nuova realtà. Quindi, ha messo a punto il suo Zeitenwende in meno di 48 ore, sotto la crescente pressione dei partner internazionali di Berlino.

Il governo Merkel si è ripetutamente impegnato a spendere il 2 per cento del Pil nella difesa entro il 2024, in linea con gli obiettivi della Nato. Eppure Berlino nello stesso tempo ha annunciato fieramente che ce l’avrebbe fatta a usare solo l’1,5 per cento del Pil. Di conseguenza, il sottoinvestimento nelle forze armate si è intensificato.

Tra le novità annunciate nello Zeitenwende, Scholz ha proposto un fondo speciale di 100 miliardi di euro per colmare le lacune critiche nelle capacità militari che erano emerse e si erano ampliate nei decenni precedenti. Si è anche impegnato a raggiungere l’obiettivo Nato del 2 per cento «di anno in anno» da quel momento in poi. Tuttavia, è diventato subito chiaro che il governo non avrebbe utilizzato il fondo speciale per integrare l’obiettivo del 2 per cento. Il governo lo avrebbe usato invece per raggiungere l’obiettivo Nato negli anni successivi. E il governo aveva già trasferito parte dei costi esistenti sul fondo speciale per progetti di difesa in corso.

Di conseguenza, se l’inflazione rimarrà al 7,5 per cento, il fondo speciale acquisterà solo equipaggiamenti militari per un valore stimato di sessanta miliardi di euro.

Sicurezza energetica

Mentre il governo Merkel è rimasto impegnato nel Nord Stream 2 anche dopo l’annessione della Crimea, la risposta immediata di Scholz all’aggressione russa in Ucraina è stata quella di interrompere la certificazione del gasdotto. Il punto principale del discorso della svolta sulla sicurezza energetica ha espresso la necessità di investimenti maggiori e più rapidi nelle energie rinnovabili.

Il governo inoltre ha previsto di accumulare urgentemente riserve di carbone e gas e costruire due terminali di gas naturale liquefatto (gnl). Scholz ha affermato che questo approccio potrebbe porre fine alla dipendenza tedesca dai combustibili fossili russi, tagliando così i fondi del presidente Vladimir Putin per la guerra.

Il progetto gnl ora vacilla e la Germania rimane alla mercé di Gazprom e del ricatto di Putin per le forniture di gas. Inoltre, dall’inizio della guerra non ci sono stati sviluppi significativi nel settore delle energie rinnovabili in Germania. Il paese, tra l’altro, non può trasformare il suo settore energetico in soli sei mesi. Berlino sta risentendo della sua enorme dipendenza dal gas russo e lavora con urgenza a soluzioni per ripristinare la sicurezza energetica il più rapidamente possibile. Per realizzare questo il governo è anche disposto a lasciare in funzione per il momento le tre centrali nucleari restanti della Germania.

Controversie e opinione pubblica

Gli annunci del discorso di Scholz sono stati sorprendenti. Eppure il governo tedesco sta principalmente rispondendo alle critiche internazionali e non ha l’iniziativa di diventare un Führungsmacht (potere dominante), come il co-leader del partito socialdemocratico (Spd) Lars Klingbeil ha recentemente invocato a una conferenza della Fondazione Friedrich Ebert.

Dunque, dove Scholz ha lasciato un vuoto, Klingbeil ha iniziato a pensare in avanti, riempiendo quel vuoto con una chiara strategia di riforma della politica energetica e di difesa. E ha il sostegno dell’opinione pubblica tedesca: un recente sondaggio, ad esempio, ha rilevato che il 67 per cento dei tedeschi approva il fondo speciale da 100 miliardi di euro per l’esercito.

I membri più anziani del Bundestag sono particolarmente riluttanti ad aumentare le spese militari. Questo deriva dal fatto che i Verdi e la Spd hanno l’antimilitarismo nel loro dna. I Verdi, tuttavia, si sono adattati rapidamente alla nuova situazione. Lo stesso non si può dire per tutti i membri della Spd.

Alcuni membri della vecchia guardia del partito hanno difficoltà a sfuggire al loro passato sulla Russia. Ad esempio, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier non ha ricevuto un invito a Kiev a causa delle sue precedenti posizioni sulla Russia; l’ex cancelliere Gerhard Schröder finisce sempre sulle prime pagine per il suo rapporto personale con Putin; e la leader regionale della Spd Manuela Schwesig è sotto tiro per il ruolo che ha avuto nel progetto del Nord Stream 2.

In futuro i leader tedeschi dovranno riallineare la loro politica orientale per dimostrare la propria affidabilità sia al popolo tedesco, sia ai partner dell’Unione europea e della Nato. Dovrebbero evitare di essere coinvolti in controversie legate a questioni come il mancato rispetto degli accordi, come nel caso di una proposta per uno scambio circolare di carri armati con la Polonia.

La Germania dovrebbe poi raggiungere l’obiettivo del 2 per cento annuale di spesa per la difesa, soprattutto considerando che attualmente si stima che raggiungerà solo l’1,7 per cento nel 2023. Infine, il fondo speciale non dovrebbe essere l’unico elemento della politica di sicurezza dello Zeitenwende: il governo dovrebbe insistere su questo con investimenti sufficienti per rendere la Germania un attore prezioso nella difesa territoriale e collettiva dell’Europa.

Verso una nuova èra?

La sfida più grande, ad ogni modo, consiste in un cambiamento di mentalità. Scholz ha bisogno di riposizionare il paese come attore della politica di sicurezza e difesa. E dovrà portare con sé gli elettori tedeschi, non solo per convincerli ad accettare maggiori investimenti nel lungo periodo, ma anche per cambiare il modo in cui considerano l’esercito uno strumento politico. Ciò richiederà una leadership forte e una chiara volontà politica. Dipenderà dai politici affermati se questo cambiamento verrà da loro o dai leader più giovani che continuano a superarli.

A sei mesi dal discorso Zeitenwende di Scholz, la realizzazione di ciò che è stato annunciato non è quello che ci si aspettava. Ma avendo in mente le sfide dello Zeitenwende, il ministero degli Esteri tedesco sta ora sviluppando la prima strategia di sicurezza nazionale della Germania. Questa potrebbe essere la strategia di lungo termine di cui il paese ha bisogno per diventare un partner affidabile per gli altri paesi dell’Ue e della Nato.

Se i punti del suo discorso entreranno nella strategia di sicurezza nazionale e continueranno a cambiare il comportamento del governo, il discorso di Scholz potrebbe davvero inaugurare una nuova èra nella politica di sicurezza tedesca.


Questo articolo è apparso sul sito dello European council on foreign relations. Traduzione a cura di Monica Fava.

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