C’è il traffico di lavoro forzato (compravendita di esseri umani a scopo lavorativo), il traffico di migranti, lo sfruttamento del lavoro (domestico, agricolo, alberghiero, minerario e/o manifatturiero etc), il traffico sessuale, il traffico di bambini (venduti o forzati al matrimonio), l’utilizzo di minori nei conflitti (bambini soldato, usati come scudi umani, suicide bombers, schiavi/e sessuali delle truppe etc), lo sfruttamento di bambini per l’accattonaggio, il traffico di organi e di feti.

La lista delle schiavitù moderne, dell’utilizzo di esseri umani per scopi meramente commerciali, dello sfruttamento grave dell’uomo sull’uomo, si aggiorna e allunga di anno in anno. Con una creatività diabolica, si aggiungono “mansioni” e categorie che rendono un numero sempre maggiore di persone schiave in ogni latitudine del mondo.

La tratta di esseri umani è il processo attraverso il quale le persone sono forzate, attirate da false prospettive, reclutate e trasferite in un altro luogo, e costrette a lavorare e vivere in condizioni di sfruttamento o di abuso. Un fenomeno ramificato e complesso che coinvolge milioni di persone e che trova sempre nuove forme di perpetuazione e collaborazione, in alcuni casi anche da parte degli stati che hanno leggi non sufficienti a prevenirle.

  • 25 milioni di vittime, 1/3 dei quali bambini

Le statistiche attorno al traffico degli esseri umani sono quanto mai aleatorie, è un fenomeno che si allarga e restringe a seconda delle aree, che vive nel sommerso e che gode di una profonda refrattarietà all’emersione anche da parte delle stesse vittime, terrorizzate per la propria vita e quella dei propri cari.

Gli ultimi dati confermano un aumento a livello mondiale e si calcola che le vittime di tratta siano circa 25 milioni, 1/3 dei quali sono bambini. A questo quadro drammatico si aggiunge il rapporto Unicef 2020, in cui si denuncia che un bambino su dieci nel mondo, in questo momento, è impiegato in un lavoro di sfruttamento. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) stima, inoltre, che il traffico di persone valga più di 150 miliardi di dollari l’anno, di cui oltre 50 provengono dallo sfruttamento del lavoro. Il 46 per cento degli individui sono donne, il 20 per cento uomini, il 19 per cento bambine e il 15 per cento bambini.

Nel 2013, con la Risoluzione A/RES/68/192, l’Assemblea generale ha istituito il 30 luglio quale Giornata mondiale contro la tratta di persone al fine di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime e promuovere la difesa dei loro diritti. Il tema di quest’anno è “Uso e abuso della tecnologia” e mira a evidenziare come la tecnologia sia una strumento perfettamente ambivalente, che può favorire oppure ostacolare la tratta di esseri umani.

L’esigenza di riflettere su quest’ultimo aspetto deriva dall’espansione globale dell’uso della tecnologia, amplificato anche dalla pandemia e dall’irrompere globale nella nostra vita quotidiana delle piattaforme online. Il crimine dello human trafficking ha conquistato il cyber-spazio e il web offre ai trafficanti sempre più strumenti per reclutare, sfruttare e controllare le vittime, organizzarne il trasporto e l’alloggio e raggiungere sempre più potenziali clienti. Si aggiunga a tutto questo anche la progressiva capacità di eludere l’individuazione con facilità.

Allo stesso tempo, l’uso della tecnologia offre anche grandi opportunità, e il successo nella lotta alla tratta di esseri umani passa attraverso le modalità con cui le forze dell’ordine, i sistemi di giustizia penale e altri soggetti potranno sfruttare la tecnologia, come, peraltro, sta già ampiamente avvenendo.

Tra le realtà internazionali più attive nel contrasto alla tratta, che oltre a fare un lavoro capillare sul campo, dalle strade fino ai grandi hub di concentramento di schiavi nel mondo, svolge attività di lobby politica e opera in coordinamento con forze di polizia, di giustizia locali e internazionali, c’è Talitha Kum, il network di donne consacrate completamente dedicato al fenomeno.

Talitha Kum è presente in 92 paesi, con 55 reti nazionali e 6.039 persone coinvolte attivamente in azioni anti-tratta in tutti i continenti. 336.958 persone sono state raggiunte dal network in tutto il mondo nel 2021, mentre 258.549 persone hanno beneficiato di attività di prevenzione e sensibilizzazione in scuole, università, gruppi sociali e religiosi; 19.993 sono le vittime e i sopravvissuti accompagnati dalla rete a guarire dal trauma subito e a usufruire di un sostegno per evitare di essere nuovamente trafficate. Chi viene raggiunto dalla rete, ottiene formazione scolastica o professionale per il reinserimento sociale e professionale e molti degli operatori o operatrici sul campo, sono ex vittime riabilitate.

«Il perdurare della difficile situazione sanitaria globale causata dal Covid-19», spiega Suor Yvonne Clémence Bambara, referente di Talitha Kum per l’Africa, «ha limitato i nostri spostamenti ma siamo riuscite ugualmente a svolgere un’azione capillare. Per quanto riguarda l’Africa, 1.002 membri attivi di Talitha Kum, appartenenti a 12 reti che comprendono 132 congregazioni religiose e attivi in 21 paesi, hanno potuto collaborare con 46 organizzazioni cattoliche, 39 agenzie governative e 39 organizzazioni internazionali. L’azione di prevenzione e informazione ha raggiunto 147.406 scolari di scuole primarie e secondarie oltre che centri nodali per il contrasto come i media e le strutture ecclesiastiche. In Africa oltre 4mila vittime e sopravvissute alla tratta hanno ricevuto assistenza e protezione in strutture di accoglienza o in famiglie ospitanti, abbiamo inoltre accompagnato le vittime nei processi, facilitando l’accesso alla giustizia».

Le suore, in alcuni paesi, sono assurte a vero e proprio ruolo politico e svolgono attività di advocacy e, nel corso del 2021, hanno organizzato seminari di formazione in tutto il mondo per garantire i diritti delle persone trafficate e assicurare alla giustizia i trafficanti.

  • Il traffico di esseri umani sotto casa

L’Africa, l’Asia sud orientale e l’America Latina sono luoghi da cui si origina in buona parte il fenomeno e sono i luoghi che esportano nuovi schiavi in tutto il mondo. Ma se il traffico di esseri umani prospera e aumenta lo si deve alla crescita della domanda, anche sotto casa nostra. 

«In provincia di Latina, per citare un  esempio, migliaia di indiani impiegati come braccianti nelle relative campagne arrivano mediante trafficanti indiani in combutta con imprenditori locali, avvocati e anche leader della relativa comunità», spiega Marco Omizzolo, sociologo Eurispes, docente dell’Università La Sapienza, presidente di Tempi Moderni, «per un giro d’affari di diversi milioni di euro l’anno. Forze dell’ordine e procura, insieme ad alcune associazioni, sono fortemente impegnate contro questo crimine, ma senza una radicale revisione delle normativa sulle migrazioni, a partire dalla vigente Bossi-Fini, questo sistema di violazione dei diritti umani e del lavoro non terminerà. Non bisogna dimenticare, poi, che la denuncia è importante ma non basta, quello che chiedono le vittime è giustizia e un percorso di riconoscimento e tutela degno di un paese civile. È l’unico modo per evitare di continuare ad avere vittime di tratta internazionale e grave sfruttamento nella nostra società e nel nostro mercato del lavoro, alle dirette dipendenze di criminali e mafiosi».

“Sue”, un film di Elisabetta Larosa

Tra i contributi interessanti che affrontano il delicato tema del traffico di esseri umani, c’è Sue, un film documentario di Elisabetta Larosa, prodotto e distribuito dalla Movie Factory, con Joy Ezekiel, Rita Aghoghovwia e Isoke Aikpitanyi che interpretano loro stesse.

Il lavoro parte dalla storia vera di tre donne uscite dallo stato di schiavitù che «osano una speranza» restituendosi la dignità depredata. Il film documentario esplora i sentimenti di tre donne profondamente ferite che hanno avuto la forza, il coraggio di ricominciare a essere felici. Singolare nel suo genere, si scosta dai reportage sulle violenze, sul disagio, sulla solitudine, sui diversi tipi di sfruttamento, puntando a far emergere la rinascita, la gioia, l’affermazione della propria indipendenza, le fragilità, i sogni e le aspettative future.

Joy, 28 anni, Rita 36 e Isoke, 40, tutte in viaggio dalla Nigeria, rappresentano tre generazioni e tre vite diverse, tutte, però, accomunate dalla volontà di riscatto, frustrata e umiliata dagli schiavisti moderni. Tutte troveranno una via originale di libertà, si occuperanno di altre donne schiave, dimostreranno al mondo che al di là della violenza, del dramma e del dolore, ci sono la bellezza, la cultura, la passione.

Sue è il primo film tra quelli riconosciuti dal ministero della Cultura come film d’essai per valore artistico. È visibile sulla piattaforma Chili.

News dal continente:

  • BURKINA FASO

Il presidente della Guinea-Bissau e attuale presidente dell’Ecowas (Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale) Umaro Sissoco Embalo, è volato a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, per discutere i tempi della transizione al governo civile del paese. A fine gennaio, il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba ha rovesciato il presidente Roch Marc Christian Kaboré, accusato di non essere stato in grado di contenere la violenza jihadista, e ha fatto del ripristino della sicurezza la sua “priorità”. Durante la visita, il presidente dell’Ecowas ha elogiato i progressi compiuti sulla sicurezza. Dopo la recente cancellazione delle sanzioni imposte al Mali dall’Ecowas, anch’esso governato da una giunta golpista, giunge quindi la notizia di una apertura dell’organismo dell’Africa occidentale verso un altro paese finito nel mirino delle misure sanzionatorie.

  • EGITTO               

Secondo quanto riporta un’approfondita inchiesta del New York Times, gli oppositori politici di Abdel Fattah el-Sisi in Egitto sarebbero stati incarcerati su vasta scala e tenuti in detenzione preventiva. Da settembre 2020 a febbraio 2021, secondo le stime del quotidiano americano, circa 4.500 persone sono rimaste in stato di detenzione preventiva. Almeno un detenuto su quattro ha trascorso più di un anno in questo stato e i casi sono stati prolungati senza processo più e più volte.

  • RUSSIA/AFRICA e FRANCIA/AFRICA

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha visitato la Repubblica del Congo, seconda tappa di un tour africano volto a rafforzare i legami di Mosca con un continente che ha rifiutato di unirsi alla condanna e alle sanzioni occidentali per l’invasione russa dell’Ucraina. Lavrov ha fatto visita all’Egitto e si recherà anche in Uganda e in Etiopia. Continua quindi la corte serrata di Mosca al continente africano dove è sempre più presente sia a livello commerciale che militare. Allo stesso tempo, il presidente francese Macron riprende rapidamente i suoi contatti con l’Africa e vola a Yaoundè, Camerun, nella sua prima visita ufficiale da quando è stato rieletto, per poi passare per Guinea Bissau e Benin.


Per questa settimana Afriche si ferma qui e si prende una pausa estiva. Ci incontriamo di nuovo a settembre. Nel frattempo, se vorrete darmi consigli, fare commenti, critiche, o se desiderate proporre temi, spunti, discussioni, contributi o eventi scrivetemi a: attaluca@gmail.com (nell’oggetto inserite Newsletter Afriche). Per comunicare direttamente con Domani, invece, scrivete a lettori@editorialedomani.it.
A presto!
Luca Attanasio

© Riproduzione riservata