Un disastro annunciato, ma non per questo meno grave. Siamo stati facili profeti circa un mese fa, su queste colonne, e lunedì la previsione si è avverata, come avevano peraltro annunciato le società di telecomunicazioni legate al governo dello Yemen, insospettite da richieste delle piantine topografiche dei fondali dove erano state collocati i cavi sottomarini: dopo le navi sono state colpite le reti di comunicazione dei dati necessari a far funzionare il mondo globale.

Quattro cavi sotto il mar Rosso, che forniscono Internet e telecomunicazioni globali, sono stati tagliati mentre lo stretto di mare sta diventando sempre più un teatro di guerra tra occidente e ribelli Houthi dello Yemen riforniti e finanziati dall’Iran. In sintesi esistono 16 sistemi di cavi nel Mar Rosso, che collegano l’Europa all’Asia passando dall’Egitto. E un quarto di essi potrebbe essere stato sabotato.

Ciò che ha tagliato le linee sotto il mare non è ancora chiaro vista la difficoltà di accertare i danni e le modalità della interruzione in una zona infestata da attacchi. Molti però hanno ipotizzato che il blocco parziale delle comunicazioni internet tra Asia ed Africa e Europa sia opera degli Houthi come un tentativo ulteriore di fare pressione su Israele affinché ponga fine alla guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza.

Gli Houthi, tuttavia, hanno negato di aver attaccato le linee. La smentita forse è solo un tentativo di depistare e ridurre la pressione contro le loro basi nel timore di possibili ritorsioni? Difficile esprimere giudizi in questa fase.

Di certo mentre il trasporto marittimo globale è già stato parzialmente interrotto attraverso il Mar Rosso, una rotta cruciale per le spedizioni di merci ed energia dall’Asia e dal Medio Oriente all’Europa e la cui circumnavigazione ha fatto risalire l’inflazione nella Ue, resta il sabotaggio delle linee di telecomunicazione che compromettendo la rete di comunicazione tra Asia ed Europa, potrebbe ulteriormente aggravare la crisi in corso da cinque mesi.

Le linee tagliate includono Asia-Africa-Europa 1, Europe India Gateway, Seacom e TGN-Gulf, ha affermato la società HGC Global Communications con sede a Hong Kong.

Le interruzioni avrebbero interessato il 25 per cento del traffico che attraversa il Mar Rosso. La società di Hong Kong ha descritto la rotta del Mar Rosso come cruciale per i dati che si spostano dall’Asia all’Europa e ha affermato di aver iniziato come altri operatori a reindirizzare il traffico su altre linee.

Il portacontainer Msc

Oltre al taglio dei cavi un missile balistico antinave Houthi ha colpito la nave portacontainer Msc Sky II, battente bandiera liberiana e di proprietà svizzera, nel Golfo di Aden, provocando danni. Lo ha riferito il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), secondo cui «i primi report indicano che non ci sono stati feriti; la nave non ha richiesto assistenza e ha continuato la sua rotta».

Il Centcom ha spiegato che sono stati due i missili lanciati contro l'imbarcazione, a 91 miglia nautiche a sudest di Aden. Il primo è finito in acqua, mentre il secondo ha colpito la portacontainer causando alcuni danni. Intanto la Camera e il Senato hanno dato il via libera alla missione Aspides in Mar Rosso e Levante sul conflitto Hamas-Israele.

«Aspides - ha detto Antonio Tajani, ministro degli Esteri intervenendo a Montecitorio - non è diretta contro nessuno, ma a difesa di un principio: la libertà e la sicurezza della navigazione. Solo facendo rispettare questo principio è possibile assicurare sicurezza e benessere alla regione». Quanto alla missione Levante anche l’Italia dopo Giordania, Egitto e Stati Uniti potrebbe paracadutare gli aiuti a Gaza.

Blinken esorta Hamas

Intanto mentre i negoziati al Cairo sono nello stallo il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha esortato Hamas ad accettare un «cessate il fuoco immediato» con Israele durante un incontro con il primo ministro del Qatar a Washington. «Spetta ad Hamas decidere se è pronto o meno a impegnarsi in questo cessate il fuoco», ha aggiunto.

Gantz vola da Cameron

Benny Gantz, il membro del gabinetto di guerra israeliano partito in missione negli Stati Uniti malgrado l'aperta dissociazione del premier Benjamin Netanyahu, martedì è stato ricevuto dal segretario alla difesa Lloyd Austin e dal segretario di stato Antony Blinken.

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