I militari golpisti del Myanmar hanno notificato nuove accuse contro Aung San Suu Kyi, la leader del paese rovesciata dal loro colpo di stato il 1° febbraio. La politica è indagata per avere violato le normative anti Covid del paese. Si tratta di una nuova accusa dopo quella di importazione illegale di walkie talkie. La nuova azione legale potrebbe permettere ai militari di tenere incarcerata Suu Kyi fino a tempo indefinito. Oltre ad avere guidato dal 2015 il paese, la politica è considerata il simbolo del ritorno della democrazia. Un impegno che nel 1991 le era anche valso il premio Nobel per la Pace.

La situazione è precipitata il 1° febbraio quando i militari hanno preso il potere accusando il partito di Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia, di avere commesso brogli durante le elezioni del novembre scorso che avevano visto la vittoria dell’Nld con l’83 per cento dei voti a favore. 

Le proteste

Il colpo di stato militare ha provocato proteste sia a livello locale sia nazionale. Le manifestazioni nel paese proseguono da dieci giorni e hanno visto la dura reazione dei militari che, secondo alcuni report di Amnesty International, sono arrivati usare le mitragliatrici contro i dimostranti. Il 16 febbraio migliaia di persone sono scese in piazza a Yangon protestando fuori dalla Banca centrale birmana accusata di collaborare con il regime mentre i monaci buddisti si sono radunati fuori dagli uffici Onu. Proprio le Nazioni unite hanno lanciato un monito ai militari dicendo di essere pronti ad attuare «misure severe» se l’ordine democratico non sarà subito ristabilito.

Dura nelle condanne informali, l’Onu non è però ancora riuscita ad approvare una risoluzione contro il golpe. Il motivo è il veto della Cina che pur essendo stata finora molto legata a Suu Kyi si è rifiutata di compiere il passo di condannare un regime autoritario.

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