A dieci giorni dal quinto mese di guerra in Ucraina, i russi e gli ucraini hanno raggiunto un accordo per salvare il grano bloccato nei porti del paese e procedere alla sua esportazione.

Il privilegio del tanto atteso annuncio è spettato a Hulusi Akar, il ministro della Difesa turco che ha partecipato oggi ai colloqui di Istanbul con i rappresentanti di Russia e Ucraina, oltre ad alti funzionari delle Nazioni unite.

L’incontro ha avuto luogo in un’atmosfera «costruttiva e positiva», ha detto Akar. Le parti hanno concordato nel creare un centro di coordinamento in Turchia per garantire le sicurezza delle rotte che dovranno esportare il grano dall’Ucraina attraverso il Mar Nero. L’accordo sarà firmato settimana prossima ma i dubbi più critici sono stati risolti. Sono state trattative difficili per via della mancanza di fiducia tra i russi e gli ucraini, entrambi hanno avuto il timore che la controparte potesse sfruttare la situazione a proprio vantaggio per scopi bellici.

Le garanzie sono state raggiunte grazie alla mediazione del presidente turco Recep Tayyip  Erdogan e i funzionari dell’Onu che hanno intenzione a tutti i costi di scongiurare la crisi alimentare che rischia di colpire i paesi africani, della fascia del Maghreb e in Medioriente: ovvero i maggiori importatori di grano ucraino.

Basta pensare che l’Ucraina è il principale esportatore di grano al mondo, con il 9 per cento del mercato globale. Inoltre, rappresenta il 42 per cento del mercato dell’olio di girasole e il 16 per cento della produzione mondiale di mais.

L’accordo

Nelle scorse ore il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba aveva detto al quotidiano spagnolo El Pais che mancava poco per raggiungere l’accordo: «Siamo nelle fasi finali e tutto dipende dalla Russia». Mosca esigeva il diritto di «perquisire le navi per evitare il contrabbando di armi», una richiesta che è stata respinta dagli ucraini. Ma in serata le parti hanno raggiunto l’intesa su dettagli tecnici come i controlli all’entrata e all’uscita dai porti e su come creare corridoi sicuri per la navigazione. Il ministro turco Akar ha anche specificato come Kiev e Mosca sono d’accordo per avere Istanbul come centro di coordinamento sui corridoi. La chiusura dell’accordo inevitabilmente rafforza la figura di interlocutore e mediatore di Erdogan che fin da sùbito ha cercato di sfruttare la situazione a suo vantaggio per ottenere concessioni dai leader internazionali nei suoi affari.

Le difficoltà

Attualmente sono fermi nei porti ucraini circa 20 milioni di tonnellate di grano che rischiano di marcire se non si interviene nelle prossime settimane. Per consegnare i viveri, però, non bastano solo corridoi alimentari ma anche continuare l’attività di sminamento dei porti e del Mar Nero, in parte già avviata dall’esercito russo nelle città finite sotto il loro controllo nelle ultime settimane come Mariupol.

Per gli ucraini ci vogliono diversi mesi per sminare tutto il mar Nero, ma i turchi sono più ottimisti e pensano che la questione si può risolvere in poche settimane.

Nel prossimo incontro l’accordo sarà formalizzato, nel frattempo mezzo mondo attende con trepida attesa il grano ucraino.

© Riproduzione riservata