Dopo le fiamme e i roghi estivi, l’acqua e le alluvioni di settembre. Il ciclone Daniel ha portato con sé violenti temporali che negli ultimi due giorni hanno colpito Turchia, Grecia e Bulgaria, provocando inondazioni e causando almeno dieci morti. A Istanbul le piogge hanno allagato strade e quartieri residenziali.

Una decina di persone sono state salvate dopo essere rimaste bloccate in una biblioteca, mentre alcune stazioni della metro sono state chiuse per sicurezza. Due vacanzieri sono morti, travolti da un torrente che ha colpito un campeggio nella Turchia occidentale, al confine con la Bulgaria. Altre quattro persone risultano disperse e una vittima si è registrata anche ad Aksaray, in Anatolia centrale.

Il fuoco e l’acqua

La crisi climatica sta sprigionando la sua forza anche in Grecia, che ha vissuto un’estate inedita con temperature sopra i 44 gradi e una stagione degli incendi alimentata dal clima torrido. I roghi hanno devastato grandi aree di foreste e provocato la morte di oltre venti persone. Le piogge degli ultimi giorni, invece, si sono abbattute soprattutto sul centro della Grecia e su alcune isole, trasformando le strade in torrenti.

A essere colpite sono state la regione montana di Pelion, la città portuale di Volos e l’isola di Skiathos, in Tessaglia. Qui un allevatore di bestiame è morto schiacciato da un muro e una donna di 87 anni è stata travolta da un torrente. Decine di strade e case sono state allagate e ci sono ancora cinque dispersi.

Il sindaco di Volos, Achilleas Beos, ha condiviso un video in cui si mostra in strada, coperto dall’acqua del fiume esondato: «È tracimato e ha travolto le persone. Rimanete nelle vostre case, le vite umane vengono prima di tutto».

L’Osservatorio nazionale di Atene ha confermato che si tratta di un evento estremo non tanto per i danni creati, quanto per la quantità di pioggia precipitata. Sul monte Pelion si sono registrati livelli di pioggia da record: in un solo giorno sono cadute le precipitazioni di un anno intero.

Ieri il primo ministro greco, il conservatore Kyriakos Mitsotakis, ha attribuito sia gli incendi che le tempeste al cambiamento climatico, ammettendo che il suo governo «chiaramente non ha gestito le cose come avremmo voluto. Temo che le estati tranquille, come le conoscevamo, cesseranno di esistere e d’ora in poi saranno sempre più difficili».

I migranti sorpresi

I prodotti del cambiamento climatico hanno un impatto anche sulla crisi migratoria che interessa Turchia e Grecia, con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan che spinge verso la Grecia i rifugiati residenti in Turchia. Migranti che a loro volta sono respinti dalle forze di Atene mentre cercano di raggiungere le isole greche del mar Egeo.

Se serviranno alcuni giorni per capire gli effetti delle inondazioni su donne e bambini sorpresi all’aperto, a far temere il peggio è la cronaca delle settimane scorse, quando ancora il paese era devastato dagli incendi. Il 22 agosto i vigili del fuoco hanno trovato i corpi carbonizzati di 18 migranti nella foresta di Dadia, nel nordest della Grecia.

Probabilmente le persone erano entrate irregolarmente nel paese dopo aver attraversato il fiume Evros. Allora diversi centri abitati erano stati evacuati a causa della vicinanza delle fiamme, ma per chi si trovava nel bosco non c’era stato scampo.

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