La Russia sta compiendo un genocidio ai danni dell’Ucraina. Lo ha affermato il presidente statunitense Joe Biden che ha evidenziato come la volontà di Vladimir Putin sia quella «di cancellare l’idea di essere ucraini».

L’inquilino della Casa Bianca, poi, ha sottolineato: «Lasceremo agli avvocati decidere come qualificarlo a livello internazionale, ma di sicuro è quello che sembra a me». Una presa di posizione forte, subito accolta in maniera positiva dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky che le ha definite «parole da vero leader».

D’altronde Zelensky sono giorni che, soprattutto dopo la scoperta degli eccidi ai danni della popolazione civile lasciati alle spalle dai soldati russi, denuncia quelli che considera dei piani di genocidio da parte di Mosca. Un modo per alzare la pressione internazionale sulla Russia e cercare di porre fine alla guerra. Ma la risposta del Cremlino non si è fatta attendere: «È inaccettabile» l’accusa di Biden nei confronti di Putin.

Non tutti sono d’accordo

Più cauto, invece, il presidente francese Emmanuel Macron, che in un’intervista, riferendosi alle frasi di Biden, ha cercato di smorzare: «Non sono sicuro che l’escalation di parole servirà alla causa». I tentativi di Macron di prendere le distanze da un certo tipo di toni erano già avvenuti settimane fa, quando Biden aveva definito Putin un «macellaio». Nonostante l’invito a controllare i termini, il capo dell’Eliseo ha parlato di una guerra brutale, iniziata unilateralmente, e delle prove che ormai inchiodano l’esercito russo per crimini di guerra.

Ma Kiev non ha preso bene la cautela del francese. Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, ha dichiarato: «La riluttanza del presidente francese a riconoscere il genocidio degli ucraini dopo le dichiarazioni esplicite della leadership russa e le azioni criminali dell’esercito russo è deludente».

Anche la Cina ha commentato le parole di Biden. Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha ribadito che Pechino «ha sempre sostenuto che sull’Ucraina la massima priorità per tutte le parti interessate è mantenere la calma e la moderazione, cessare il fuoco e fermare la guerra il prima possibile». Ma poi ha aggiunto: «Qualsiasi sforzo della comunità internazionale dovrebbe raffreddare la tensione, non alimentarla, e dovrebbe spingere per una soluzione diplomatica, non aggravare ulteriormente gli scenari».

La corte penale internazionale

Oggi, 13 aprile, è arrivato a Bucha Karim Khan, il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) . Nella visita nel luogo dove sono stati uccisi centinaia di civili ucraini, Khan ha definito l’intero paese «una scena del crimine», spiegando il motivo del suo arrivo: «Siamo qui perché abbiamo motivi ragionevoli per credere che vengano commessi crimini all’interno della giurisdizione del tribunale. Dobbiamo dissolvere la nebbia della guerra per arrivare alla verità».

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