- A partire dal “Pivot to Asia” varato nel 2011 da Barack Obama, le amministrazioni statunitensi hanno reagito con un crescendo di diffidenza e ostilità all’ascesa della Repubblica popolare cinese.
- Perché tanti paesi asiatici non si schierano, nemmeno sull’Ucraina? Per l’ex ministro degli Esteri di Singapore l’equidistanza tra Cina e Usa va difesa. Le pressioni verso una parte generano nei partner l’effetto opposto.
- Questo articolo fa parte dell’ultimo numero di SCENARI, la pubblicazione geopolitica di Domani. Lo trovi in edicola oppure in digitale sulla nostra App. Abbonati per leggerlo.
A partire dal “Pivot to Asia” varato nel 2011 da Barack Obama, le amministrazioni statunitensi hanno reagito con un crescendo di diffidenza e ostilità all’ascesa della Repubblica popolare cinese, «la sfida geopolitica più importante per l’America» secondo la strategia di sicurezza nazionale sottoscritta da Joe Biden. E la contrapposizione tra democrazia e autoritarismo che accompagna la competizione economico-tecnologica con Pechino a Washington ha indotto studiosi e policymakers a preconizzare



