Il nuovo numero di Scenari, l’approfondimento geopolitico di Domani, è questa settimana  dedicato al riarmo globale. In venti pagine, gli approfondimenti inediti firmati da Matteo Pugliese, Futura D’Aprile, Silvia Samorè e tanti altri – e le mappe a cura di Daniele Dapiaggi, Bernardo Mannucci, Giulia De Amicis e Lorenzo Toso di Fase2studio Appears – analizzano la corsa alle armi del Ventunesimo secolo: le potenze si riarmano e forgiano nuove dottrine per affrontare minacce complesse. Ma un mondo più armato è davvero anche un mondo più sicuro?

Cosa c’è nel nuovo numero

Luca Sebastiani traccia il grande riarmo dell’Europa dopo l’invasione di Putin. La maggior parte dei leader europei ha annunciato dopo il 24 febbraio la volontà di rafforzare le spese militari nazionali, sulla scia di un aumento in corso già dal 2015, l’anno successivo all’annessione russa della Crimea e all’inizio del conflitto tra Mosca e Kiev. Il desiderio di rendere più efficiente il comparto della difesa ha attraversato anche gli stati tradizionalmente “pacifici” o neutrali, e pure l’Italia ha posto i suoi obiettivi.

Anche Matteo Pugliese individua nella guerra in Ucraina un acceleratore: la necessità e la disponibilità degli armamenti ha determinato un cambiamento netto non solo sul campo ma anche nell’industria bellica. Kiev ha adattato in breve tempo la propria difesa ai sistemi con standard Nato per rispondere efficacemente agli attacchi.

Il sistema di intelligence Delta, ad esempio, implementato con l’aiuto dell’Alleanza, è stato impiegato durante l’offensiva di Kherson e ha dato i suoi frutti, spiega Pugliese, permettendo di colpire le arterie logistiche e di manovra nemiche fino a costringere Mosca alla ritirata oltre il fiume Dnipro. Mosca invece, anche a causa delle sanzioni, è sempre più a corto di materiali e manodopera specializzata.

Il ricercatore Matteo Mazziotti di Celso prosegue sul tema delle spese militari e in tecnologia avanzata evidenziando perché aumentare l’entità del bilancio della Difesa non ci rende necessariamente più forti: oltre ai fattori materiali, infatti, occorre considerare anche il complesso insieme di fattori intangibili. Tra questi, la qualità della strategia militare e la qualità organizzativa delle forze, la dottrina d’impiego delle unità, il livello di addestramento dei militari, e in generale tutti quei fattori umani, primo tra tutti il morale, che determinano il comportamento di un individuo in combattimento. Ogni valutazione sul potere militare di una forza armata che non tenga conto di tutti questi elementi è priva di senso.

(AP Photo/Manish Swarup)

Tra le armi sempre più presenti negli arsenali delle grandi potenze, Futura D’Aprile si concentra sui prodotti bellici dotati di intelligenza artificiale e con gradi crescenti di autonomia, interrogandosi sui problemi tecnici ed etici del loro sviluppo. Manca ancora infatti una legislazione internazionale sul loro utilizzo in grado di scongiurare gli scenari peggiori previsti dagli esperti, dagli aspetti legati alla responsabilità di errori potenziali a quelli di discriminazione.

«Per evitare la creazione di strumenti completamente autonomi», secondo D’Aprile, «è necessario stabilire quantomeno un grado minimo di coinvolgimento dell’uomo nell’uso della forza».

Silvia Samorè propone a seguire una riflessione sulla Nato, sottolineando i motivi per cui la sua esistenza continua a essere non solo utile, ma anche necessaria. Anche il nuovo concetto strategico adottato al summit di Madrid di giugno mostra la resilienza e la capacità dell’Alleanza di sapersi rinnovare per rispondere alle sfide dell’ordine globale, tra elementi di continuità e novità rispetto al passato: lo scopo continua a essere la difesa collettiva, con un approccio che cerca di adattarsi a una realtà in continuo mutamento, ma hanno assunto per la prima volta rilievo la Cina e il dominio cibernetico.

L’europarlamentare ed ex ministro polacco Radek Sikorski riporta il focus sull’Europa, interrogandosi su quello che deve fare la Germania per aiutare l’Ucraina e rafforzare l’Unione europea. Primo: riguadagnare la fiducia degli stati membri più deboli ed esposti alla minaccia russa. Secondo: evitare che il riarmo sia soltanto a livello nazionale, ma muoversi a livello continentale. Terzo: smetterla di chiedere un posto permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Sono queste, secondo Sikorski, le sole condizioni possibili per una vera svolta di Berlino.

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Un estratto dello storico Nicola Labanca, tratto dal suo nuovo libro Guerre ed eserciti nell’età contemporanea (il Mulino, 2022), approfondisce poi la “normalità” del rapporto storico tra italiani e guerra: dall’età antica a quella medievale, da quella moderna a quella contemporanea, il legame tra gli abitanti della penisola e l’attività bellica è stato intricato, al tempo stesso costante e mutevole. Il nostro paese ha subito la doppia invenzione della ritrosia e dell’interventismo ma, secondo Labanca, la storia militare non può limitarsi a raccontare gli scontri e le battaglie: deve tenere conto dei più lunghi tempi di pace. 

Il suo volume, quindi, comprensivo di numerosi contributi di studiosi ed esperti, si propone di offrire una sintesi non solo degli avvenimenti militari ma anche del rapporto millenario degli italiani con il mestiere e le istituzioni della guerra.

Infine, Josh Chin e Liza Lin, del Wall Street Journal, spostano lo sguardo sui lati più oscuri dello stato di sorveglianza di Xi Jinping: in Cina, nuove leggi in materia di sicurezza dei dati, tutela della privacy e antitrust hanno cementato agli inizi dell’anno la presa del Pcc su vaste riserve di informazioni in possesso del regime. Tra le nuove forme di controllo politico, le più inquietanti riguardano il riconoscimento delle emozioni e la profilazione razziale. Le democrazie possono fare di più per arginarle.

Il testo è estratto dal dal libro di Josh Chin e Liza Lin Stato di sorveglianza. La via cinese verso una nuova era del controllo sociale, appena pubblicato da Bollati Boringhieri (2022).

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